Orgoglio e avidità

Publish date 26-09-2015

by Flaminia Morandi

Marinus van Reymerswaele, Gli usuraidi Flaminia Morandi – “Ho accontentato uomini e donne che morivano dalla voglia di far fruttare i loro soldi. Non gliene importava niente di come facessi a pagargli quelle belle percentuali a due cifre. Entra nelle loro teste e sentirai la stessa litania: fai quello che vuoi, broker, vendi armi, manda altra gente sul lastrico, fai piangere qualcuno che non sia io, ma dammi i soldi che mi hai promesso”.

Qualsiasi broker finanziario forse potrebbe fare la stessa considerazione sulle intenzioni dei propri clienti, e non solo l’americano Bernard L. Madoff, accusato di una delle più grandi truffe finanziarie di tutti i tempi: chi dice 50, chi 70, chi 100, chi 500 miliardi di dollari. Il suo sistema copiava lo schema Ponzi, una diabolica catena di sant’Antonio inventata da un immigrato italiano del secolo scorso: pagare gli interessi maturati dai vecchi investitori con i soldi dei nuovi. Era andata bene per 30 anni e poteva continuare, se non fosse intervenuto il classico imprevisto, la crisi dei mutui subprime e il crollo della borsa nel 2008, un crack del livello del 1929. I clienti privi di liquido hanno chiesto a Madoff la restituzione dei loro capitali, ma erano una montagna di panna montata. Madoff , 70 anni, si è beccato 150 anni di carcere, una pena simbolica da capro espiatorio, ma in giro, chissà, potrebbero esserci altri Madoff che continuano a fare quello che ha fatto lui. Purché tu faccia i soldi, diceva Madoff, tutti ti lasciano fare, fino a che non ti fai beccare, questa è la regola in una società il cui dio indiscusso è il denaro.

In teologia si dice struttura di peccato quando una società è modellata sul peccato. Allora il peccato non esiste più, diventa un comportamento giustificato, anzi approvato. Significa che sei integrato, che sai vivere, che ti sai muovere se pur di guadagnare sui tuoi risparmi non t’importa di far morire di fame qualcun altro. C’è il pericolo reale che nemmeno i cristiani riescano a sottrarsi dalla pressione sociale dell’avidità. A riguardo i vangeli sono ben chiari. E vale la pena ricordare che per la maggior parte dei Padri della Chiesa le passioni che attaccano l’uomo sono essenzialmente due: la prima è una patologia della sfera irrazionale, ed è l’avidità, l’altra della sfera razionale, ed è l’orgoglio.

L’avidità, dice san Giovani Climaco, ha mille ragionevoli giustificazioni: precauzione in caso di malattie, previdenza per la vecchiaia, prudenza per i tempi di magra. E ce n’è un’altra ancora più ipocrita: con i soldi si può fare del bene ai poveri (e oggi, a differenza del VII secolo, anche abbattere l’aliquota fiscale). Ma piantatela, dice Climaco con la sua ironia, perché ai poveri bastano due soldi per acquistare il Regno. L’avido, se è cristiano, è sempre e solo un ateo che tiene i piedi in due staffe, un ipocrita che mente a se stesso, un sacrilego che si prende gioco di Dio. Non c’è che una strada: abbattere l’idolo prima che ci uccida come Anania e Saffira (At 5,1-11), o ci ricopra di lebbra come Ghecazi* (2Re 5,20-27), o ci spinga al suicidio, come Giuda e come molti clienti rovinati da Madoff.


MINIMA – Rubrica di Nuovo Progetto


* È il servo di Eliseo. Nella nuova versione CEI è indicato col nome di Giezi.

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