NOMADI NEL MONDO
Publish date 31-08-2009
Renato Rosso ama comunicare e condividere le sue esperienze, e, partendo da esse, riflettere sul nostro quotidiano. Questa volta lo fa con “storie parallele” di popoli zingari, quelli che abitano Paesi lontani, terre di antica origine, e quelli insediati in Europa, in Italia.
Renato Rosso: 36 anni di missione itinerante (Bangladesh, India, Filippine, Brasile, Italia…) al servizio di comunità diverse dell’universo zingaro. Un inconsueto tipo di presenza, non sempre stabile, ma che ha costruito, con tempo e fatica, una Chiesa in realtà che senza di lui forse non sarebbero mai state raggiunte. Presenza di crescita umana e spirituale in comunità non cristiane; soprattutto animando scuole - sovente itineranti su barche, o nei pascoli… - disegnate sul modello di vita degli alunni. Suscitando energie, formando persone che finora hanno assicurato non solo continuità ma anche crescita delle iniziative, grazie alla loro testimonianza. |
Ha senso guardare in parallelo le civiltà nomadi che tu incontri in Asia e quelle dei Balcani, dell’Italia e di altri Paesi? Io parlerei di nomadi nel mondo. Inclusi i nostri, qui in Italia, tutti partono dall’India nord occidentale, 700-800 anni fa. In Grecia li troviamo già nel 1300 e nel 1400-1420 in Italia; pochi anni dopo in Francia, in Spagna e in breve in tutta Europa. Ancora prima, nel 1700 a.c., nasceva la cultura nomade beduina in Arabia, allargandosi poi nel Nord Africa e fino all’Afghanistan, all’India. La sedentarizzazione inizia più o meno 12.000 anni fa, ma nell’Asia poco tempo fa. Alcune frange sono rimaste nomadi, e sono quelle che noi incontriamo oggi. Personalmente, ho elencato 440 di questi gruppi, nomadi o seminomadi, nel subcontinente indiano. Esistono similitudini tra zingari europei e zingari del subcontinente indiano? |
Di questa cultura, conosciuta solo attraverso pregiudizi, quali sono secondo te i valori importanti? Il valore centrale è la famiglia, la loro ricchezza sono i figli. Non hanno altro. In Europa come in Bangladesh, quando uno ha sbagliato viene giudicato ed eventualmente punito, sempre però tenendo conto che potrebbe essere mio figlio, mio fratello. Ci si relaziona con una persona e la sua storia, non con un numero. Pensa quale rivoluzione! Ci sono altri aspetti interessanti, come la possibilità di fare scelte meno dipendenti da norme formali. Ovviamente l’istinto è anche un limite: promuovere la scuola per loro è proprio lavorare su questo. Anche la religiosità è un valore cui danno grande importanza. Con la nostra presenza cerchiamo proprio di arricchire tutti questi elementi. Che tipo di rapporto vive il nomade con la società che lo circonda? |
Solo timore, non fascino? Anche, le due cose si mescolano. Per esempio, gli zingari la sera si riuniscono e cantano, danzano; questo crea un certo fascino, ma il timore e il disprezzo restano. Molte volte anche da parte di chi, zingaro, si è sedentarizzato. Uno dei motivi è l’assenza del concetto di proprietà privata, che rende liberi nel rubare. Cosa che in Asia è rarissima: c’è poco da rubare, i ricchi sono pochi e si difendono molto bene; e normalmente i nomadi lavorano tutti. Qui in Europa la situazione è diversa. In passato procurarsi il sostentamento non era difficile, incluso razziare qualche gallina… Poi la società è cambiata, le esigenze anche e le piccole delinquenze sono diventate organizzate; oggi abbiamo anche in mezzo a loro una criminalità pesante. Non c’è più uno spazio economico per un’attività tradizionale. Occorre avere altre capacità… |
Chi lavora si sedentarizza? Vivono nel campo, nella roulotte con gli altri, ovviamente una vita sedentaria perché chi ha un lavoro fisso non può spostarsi. Intanto i loro parenti e gli altri svolgono altre attività, qualcuno non ne fa nessuna… c’è di tutto. Uno dei problemi, oggi, é l’arrivo di nuovi gruppi dall’est. Secondo me l’unica via d’uscita è che anche noi italiani decidiamo di diventare una nazione più onesta. Una nazione davvero fondata sul lavoro, dove chi non lavora non mangia. Dove chiunque, se ruba o delinque, è punito, in proporzione alla gravità del fatto, senza scappatoie. Tanti di noi sono consapevoli di vivere in una società dove esiste una cultura mafiosa, ma scelgono la legalità. |
Che prospettive vedi per lo stile di vita nomade? Non ho mai chiesto a uno zingaro nomade di sedentarizzarsi, né a uno che vuole sedentarizzarsi di continuare ad essere nomade. Penso che il compito di un operatore responsabile sia stare accanto a questi fratelli. Noi da tempo forniamo la scuola come elemento aggiuntivo: saranno poi loro a decidere come utilizzarlo. Ci sono bambini che quattordici anni fa hanno iniziato in Bangladesh, in India con le nostre scuole mobili, nell’accampamento, sotto le tende, sotto gli alberi, in maniera del tutto informale. Dopo un paio d’anni sono andati da parenti, per continuare alla scuola pubblica. Sono diventati insegnanti e adesso sono tornati nell’accampamento e fanno scuola agli altri bambini, continuando ad essere nomadi. Arricchiscono la comunità… |
Cos’è la speranza per il futuro di uno zingaro? Il mondo zingaro non ha prospettive di lungo periodo, pensa a sistemare i suoi figli oggi, adesso. Non c’è una percezione vera e propria del senso della storia. È una scelta di vita che porta con sè una percezione completamente diversa di molte cose. intervista di Mauro Palombo
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