Martiri: perché?

Publish date 31-08-2009

by sandro


Secondo l’Agenzia Fides, nel 2005 nel mondo sono stati uccisi 24 tra vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e laici, quasi il doppio rispetto al 2004. Pubblicato anche il Rapporto 2006 di “Aiuto alla Chiesa che soffre”.

di Lorenzo Fazzini

Presentato oggi il Rapporto 2006 di “Aiuto alla Chiesa che soffre”. Ma quanto soffre la Chiesa nel mondo?
Eclatante è stato nel febbraio di quest’anno l’episodio di don Andrea Santoro, il sacerdote romano ucciso in Turchia al grido di Allah Akhbar. Una morte grottescamente eloquente e violenta a causa dell’odio religioso per un uomo di fede che aveva incentrato la sua vita sul dialogo tra cristiani e musulmani. Nel 2005 nel mondo sono stati uccisi 24 tra vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e laici, quasi il doppio rispetto al 2004 (dati Fides).
“In 25 Paesi del mondo è vietato indossare simboli legati alla fede” ha denunciato di recente Asma Jahangir, Relatrice speciale dell’ONU sulla libertà di religione e di credo.


La vicenda di don Santoro ha rimesso al centro
dell’attenzione pubblica la figura - spesso sottovalutata - del missionario di oggi, che in un mondo globalizzato è figura di una Chiesa universale. Ma soprattutto, in questi ultimi anni, è tornato di grande attualità l’esempio dei martiri cristiani: uomini e donne, preti e gente comune, religiosi e padri o madri di famiglia, giovani e anziani, per i quali la fede in Gesù Cristo diventa motivo di testimonianza fino all’ultimo.

L’agenzia stampa del Vaticano “Fides” pubblica, al termine di ogni anno, l’elenco dei religiosi uccisi in tutto il mondo: non vuol essere una sadica contabilità per dire quanto sia più brava e perseguitata la Chiesa. Tutt’altro: semplicemente, l’attestazione e la presa di coscienza che ancora oggi, nell’epoca di internet, del progresso economico e di quello “civile”, c’è ancora tanta gente che per il semplice attaccamento esistenziale a Cristo è disposta a dare la vita.

E qui alcune considerazioni allargano la prospettiva. Anzitutto, della “debole forza” dei martiri anche l’opinione pubblica si interessa, anzi vi è costretta. Lo spazio che i media italiani hanno dedicato a don Santoro (al di là di una mera speculazione anti-islamica di alcune frange neo-conservatrici) è diventato un nuovo areopago di annuncio cristiano. Sarebbe interessante valutare le reazioni intime di quante persone - soprattutto giovani - sono state toccate dalle parole e dai gesti raccontati a posteriori di quel parroco sperduto nella Turchia musulmana, immerso in un contesto così lontano a seguire 8-9 fedeli.

Ancora: la testimonianza dei martiri è eloquente
soprattutto per il mondo dei giovani. Non è un caso che la giornata di preghiera e digiuno per i missionari martiri (che si tiene il 24 marzo, in onore del l’estremo sacrificio di monsignor Oscar Romero, arcivescovo di San Salvador ucciso nel 1980 sull’altare della sua chiesa) sia stata ideata dal movimento missionario giovanile. Sono proprio i ragazzi e le ragazze di ogni dove ad essere le “antenne” più sensibili nel captare quelle figure e quei personaggi che sanno di fragranza evangelica, di spiritualità intensa, di radicalità cristiana. Fino in fondo, fino alla fine.

Già, e qui il pensiero va ad alcuni grandi testimoni che di recente ci hanno lasciato: in primis, naturalmente, Giovanni Paolo II, che con la gioventù ha avuto un feeling diretto e istantaneo, anche negli ultimi anni della sua vita. Ma che dire di don Luigi Giussani, fondatore e “anima” di Comunione e liberazione, che incentrò la sua vita sul trasmettere ai giovani la fondamentalità del fatto cristiano? Oppure di madre Teresa di Calcutta, il cui esempio ancora oggi è seguito da migliaia di ragazze: sarà un caso che uno dei pochi ordini religiosi che nel mondo non soffre di crisi di vocazioni sia proprio quello da lei fondato, le Missionarie della Carità?

In ricordo di don Andrea Santoro
Don Andrea era un uomo buono. Vedo davanti ai miei occhi un paio di jeans, la maglietta blu a maniche corte, il viso lungo, la bocca grande... quando parlava sollevava un poco il sopracciglio sinistro e aveva una voce profonda. Quello che colpiva di lui erano i modi affabili, paterni. Era molto accogliente e ascoltava. Aperto, per niente bigotto o imbalsamato, capace di arrivare ai giovani, serio, leale, convinto testimone, coraggioso, determinato nelle azioni, amministrava i sacramenti con sacralità...
Eravamo le sue pecorelle di Sermoneta, suoi figli spirituali.
La sua Bibbia era tutta scritta e sottolineata, si nutriva della parola di Dio…

Lorenza Fusco

Il testamento di don Andrea Santoro


Altri articoli:

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E poi: frère Roger di Taizé, che sulla piccola collina della Borgogna ha radunato e continua a farlo, anche ora che è scomparso (guarda caso, in maniera violenta ma assolutamente consona con la sua esistenza pacifica e pacificatrice), migliaia di giovani da tutto il mondo? E guardando un po’ più indietro, don Tonino Bello, indimenticabile vescovo di Molfetta, parla ancora a molti giovani che sui suoi discorsi e libri si abbeverano di una spiritualità quotidiana intessuta di Infinito.
Sembra quasi che quella frase di Paolo VI (“il mondo oggi ascolta i maestri solo se questi sono testimoni”) sia diventata realtà e promessa di una presenza cristiana viva e trascinante tra i giovani di oggi.

Lorenzo Fazzini
da Nuovo Progetto aprile 06

Per approfondire:
Libertà religiosa. La denuncia dell’Onu: ancora troppe violazioni. (Avvenire, 17 giugno 2006)
Aiuto alla Chiesa che soffre: Rapporto 2006 sulla libertà religiosa nel mondo

 

 

 

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