Ma dove vanno i pacifisti!

Publish date 31-08-2009

by sandro


Purtroppo le guerre vinte non sempre finiscono. La storia recente insegna che si portano dietro strascichi di violenze e sacche di resistenza mai concluse...

... Claudio Maria Picco

E' una immagine che ha fatto il giro del mondo. Un marine copre il volto del rais di Baghdad con la bandiera a stelle e strisce, per sostituirla poco dopo con la bandiera irachena. E' l'ultimo momento di gloria per l'imponente statua di Saddam. E' la consacrazione della vittoria della coalizione anglo-americana ad uso e consumo delle platee internazionali. Una vittoria ancora da consolidare. Per ora il paese è terra di nessuno, in preda ai saccheggi e alle prime vendette, in attesa di una, non si sa quanto futura, amministrazione che possa ripristinare la legalità e consentire l'arrivo degli aiuti umanitari.

Purtroppo le guerre vinte non sempre finiscono. La storia recente insegna che si portano dietro strascichi di violenze e sacche di resistenza mai concluse. Il Kosovo per esempio sembra essere oggi in mano alla mafia e alla criminalità più che non alla popolazione. Per non parlare dell'Afghanistan che poggia su di un fragile equilibrio gestito, armi alla mano, dalle forze armate di vari paesi. Che ne sarà dell'Iraq post bellico è difficile a dirsi. Potrà imboccare la strada della tutela più o meno velata degli Stati uniti o quella di uno sviluppo autonomo, potrà essere gestito con criteri democratici, scelti e non imposti, o diventare nuovamente preda del potere di una qualche formazione politica.
In un paese dove ci sono minoranze e gruppi sociali e religiosi così diversi chi avrà la meglio? Sapranno le varie componenti irachene, curdi, arabi, sunniti, sciiti, cristiani trovare un accordo che consenta di gettare le basi di una convivenza pacifica? Per ora emergono le ferite e la tragedia di una popolazione sull'orlo della catastrofe umanitaria. Gli ospedali vengono saccheggiati insieme a ogni altro luogo dove ci sia qualcosa di asportabile. Mancano l'acqua, le medicine, la corrente elettrica, il cibo. Possiamo solo immaginare quali siano le tremende condizioni in cui vive la gente, soprattutto i più deboli e i bambini, costretta a fare i conti con il blocco delle attività produttive e scolastiche, con la mancanza di rifornimenti di generi di prima necessità, con una costante insicurezza dovuta alla presenza di sbandati e malintenzionati, conseguenza del crollo del regime.
Resta confinato sullo sfondo per ora il ruolo dell'ONU e delle agenzie internazionali. Dal canto suo la Segreteria di Stato vaticana auspica che "le operazioni militari in corso nel resto del paese possano ben presto terminare, al fine di risparmiare altre vittime civili o militari e ulteriori sofferenze a quelle popolazioni" e coglie nell'attuale situazione irachena una sfida da affidare alla comunità internazionale per "far sorgere definitivamente un'era di pace nel Medio Oriente".
Il Santo Padre nella giornata mondiale della gioventù affida i giovani a Maria, li invita a diventare promotori della cultura della pace e ricorda che l'impegno per la pace ha come unico interesse quello per l'uomo, per l'amicizia fra gli uomini, i popoli, le religioni. E' il messaggio dell'enciclica Pacem in Terris voluta da Giovanni XIII, di cui si celebra oggi il quarantennale. Non è azzardato affermare che mai come in questo frangente storico un documento del magistero della chiesa sia così attuale, profetico e universale. La guerra in Iraq ha dato vita ad un ampio movimento per la pace. E' una risorsa umana, culturale e politica che ha un valore immenso, che travalica i confini statali, che coinvolge ampi strati della popolazione in tutto il mondo. E' il segno di una nuova sensibilità per i valori, per i bisogni, per le relazioni umane, tanto per chi vive al nord come al sud del mondo, in oriente come in occidente.
La guerra in Iraq forse sta finendo, ma non finisce il lavoro degli operatori di pace. I pacifisti non hanno bisogno di "aggiustare il tiro", di aggiornare gli obiettivi. Sono sempre impegnati nella lotta per la vita, sono sempre a fianco di quanti subiscono ingiustizie, violenze e oppressioni. Sono impegnati a sostenere la vita, a combattere la fame e la malnutrizione, a promuovere il rispetto dei diritti umani e delle libertà politiche e religiose, a scavare pozzi, a costruire ospedali e scuole, a seminare speranza, senso e futuro ovunque ce ne sia bisogno. I marines prima o poi andranno a casa, gli operatori di pace grazie al cielo no.
Claudio Maria Picco

 

 

 

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