Le fiabe del cartellino rosso

Publish date 31-08-2009

by Carlo Nesti


Contini, Pessotto, Di Canio. Tre episodi, tre esempi del calcio come dovrebbe essere.

di Carlo Nesti



Tre episodi: uno di oggi, e gli altri due di 7 anni fa. Quello di oggi: l’arbitro Giannoccaro espelle ingiustamente l’attaccante della Fiorentina Pazzini. Matteo Contini, difensore centrale del Parma, interviene per scagionare l’avversario. Il direttore di gara ne prende atto: ritirato il cartellino rosso. Nei giorni successivi, per la prima volta, Contini si sente protagonista: strette di mano dei tifosi in giro per la città. Nel maggio del 2000 si gioca una partita decisiva per l’assegnazione dello scudetto fra Perugia e Juventus, la famosa sfida sotto il diluvio. Gianluca Pessotto, a pochi minuti dal tracollo bianconero, con i bianconeri in svantaggio, e la Lazio quasi campione d’Italia a Roma, rifiuta una rimessa laterale ingiusta. L’allenatore degli umbri Mazzone lo applaude, e l’arbitro Collina gli stringe la mano.

Nel dicembre del 2000, nel campionato inglese di massima divisione, si disputa Everton-West Ham. Negli ultimi secondi il portiere dell’Everton è a terra, si continua a giocare, arriva un cross a Paolo Di Canio. Il fantasista italiano, invece di tirare, afferra il pallone con le mani, e interrompe l’azione. In Inghilterra, dove si aspettano da noi solo le furbate, diventa un simbolo di lealtà.

Nella vita, come nello sport, ci arrivano, dall’esterno, occasioni diverse, nelle quali possiamo dimostrare, o meno, di essere uomini. Spetta a noi, alla nostra scelta personale, e non certo agli altri, decidere se esserlo o meno, come spiega il Vangelo. Ed è proprio quando la pressione esterna è forte, e ci indurrebbe a fregarcene, che diventa più grande, in senso morale, il nostro gesto.

È vero: a volte ci vuole coraggio per essere anti-conformisti in questo senso. Si rischia di subire quell’etichetta buonista che, ancora oggi, non ho ben capito dove tracci il confine fra il buono e il demagogico. Sinceramente, fra la possibilità di essere buono, e cioè giusto, e il pericolo di non essere compreso, preferisco la prima opzione. Noi dobbiamo rispondere al giudizio di Dio, e non degli altri.

Carlo Nesti - carlonesti.it
da Nuovo Progetto maggio 2007

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