Laboratorio famiglia/5: Prima di sposarsi… e dopo

Publish date 31-08-2009

by Elena Goisis


Si contano sulle dita di una mano i Comuni che in Italia preparano le coppie al matrimonio. Più solerti invece le parrocchie. Rimane però riduttivo concentrare in poche ore di corso una formazione che dovrebbe accompagnare la vita intera.

di Elena Goisis

Il Comune di Roma ha organizzato quest’anno - per la prima volta - un corso preparatorio per le coppie che avrebbero contratto matrimonio civile. Si tratta di uno dei pochissimi Comuni che in Italia ha sentito l’esigenza di “sviluppare nella coppia la consapevolezza della complessità del rapporto matrimoniale e favorire la crescita di atteggiamenti ispirati ad un’etica dell’amore”. Le parrocchie, da parte loro, organizzano da tempo corsi prematrimoniali. Rimane però riduttivo pensare di concentrare in poche ore di corso una formazione, umana e spirituale, che dovrebbe accompagnare la vita intera.

Comune di Torino, Ufficio matrimoni: “Buongiorno, vorrei sposarmi civilmente e desideravo sapere se c’è un corso di preparazione” “Ma l’attestato di frequenza del corso non è richiesto per il matrimonio civile, perché lo vuol fare?” “Perché mi fa piacere prepararmi” “Allora provi a chiedere alle parrocchie”.
Comune di Bergamo, Ufficio di stato civile, stessa domanda: “Guardi che il corso non è richiesto, il matrimonio civile si risolve in poca cosa, le leggono tre articoli del codice civile ed è già finito. I Comuni non coltivano l’anima come fanno le parrocchie…”.
A Bologna però un sito web ad hoc tranquillizza gli interessati: “così come ogni parrocchia si attiva per i suoi fedeli, anche il Comune non rinuncia a coccolare i suoi cittadini: la sala più ricca ed elegante di Palazzo d’Accursio accoglie sposi e invitati avvolgendoli con i suoi caldi purpurei velluti”. Bastassero i velluti…Una ricerca su Google non dà esiti migliori: inserendo la voce “preparazione al matrimonio”, appaiono 43.300 risultati, ma se alla stringa di ricerca si aggiunge “civile” i risultati scendono a 12 e riguardano corsi organizzati da soli tre Comuni in Italia (Montebelluna, Novara, Roma) e da una Onlus, “Aspeace”, specializzata in Diplomazia preventiva. Interessante la motivazione di quest’ultima:

“La pace di un Paese dipende della serenità dei suoi cittadini sparsi nei vari quartieri dei Comuni. La pace dei quartieri dipende dalla tranquillità e la stabilità delle famiglie. La tranquillità nelle famiglie dipende anzitutto dalla serenità nei rapporti di coppia”. Loro l’hanno capito.

E se sono minorenne? Purché abbia almeno 16 anni, posso sposarmi; unica condizione: un decreto di autorizzazione del Tribunale dei Minori. È più difficile iscriversi alla classe di clarinetto in un conservatorio!
Dunque, per un matrimonio civile pare non serva prepararsi.
Con ciò, non intendo certo affermare che invece per i matrimoni religiosi tutto sia rose e fiori. I corsi ci sono, anche se non in tutte le parrocchie e con numerose differenze da diocesi a diocesi (secondo l’indagine 2004 della Consulta regionale lombarda per la pastorale della famiglia, si va da 1 corso ogni 1,5 parrocchie in diocesi di Milano a 1 ogni 56 a Mantova), ma sulle modalità e sull’efficacia si potrebbe lungamente discutere.

Proprio per capirne di più ho chiesto uno scambio di idee a Natale Merelli, dal 1968 (anno della fondazione) attivo nel Consultorio Familiare C. Scarpellini di Bergamo, del quale è presidente (www.consultoriofamiliarebg.it/servizi3.asp). La sua passione per la famiglia è condivisa dalla moglie Elvira, consulente familiare. Il Consultorio, di ispirazione cristiana, aiuta chiunque si trovi nel bisogno, tra cui non poche coppie miste o di altre religioni. Nel 2005, ha offerto consulenze a 924 persone, con 31 operatori (ben 15 figure professionali diverse). Con legittimo orgoglio Merelli mi precisa che i tempi di attesa sono al massimo di una settimana.

Prof. Merelli, da chi vi arriva la percentuale più alta di richieste?
Arriva da coppie tra i 30 e i 39 anni. Alcuni, appena sposati, si portano dietro crisi precedenti al matrimonio. Per altri sarebbe importante un sostegno, anche economico, dello Stato, perché i matrimoni a 30 anni si sciolgono spesso per il lavoro che manca, la casa che non c’è o che ha costi elevati.
Inoltre, 40 anni fa le coppie si rivolgevano a noi per superare litigi e tradimenti. Oggi le mancanze di fedeltà sono liquidate con un “io non ti ho fatto niente di male, non mi sento in dovere di chiederti scusa”. Ci si arrende però molto più in fretta di fronte alle difficoltà… tanto che una bambina di 8 anni ha detto alla mamma: “Prima c’è il fidanzamento, poi il matrimonio e poi il divorzio”!
Il messaggio per tutte le coppie che si sentono in crisi è: fatevi aiutare! Nessuno di noi è un’isola, ma convincerne le persone, in una società che incentiva la poca stima di sé, non è così semplice! Uno che non ha fiducia in sé non riesce a darla agli altri, ha timore del loro giudizio.

Nel 1968, quando è stato aperto il vostro Consultorio, sono iniziati anche i corsi per fidanzati nella diocesi di Bergamo…
Sì, fino ad 8-9 anni fa però una novantina di coppie all’anno chiedeva anche a noi consulenze pre-matrimoniali. Ora si pensa di risolvere tutto con i corsi per fidanzati, ma questi sono ancora pensati soprattutto come una preparazione al sacramento (indagine citata: nel 57% degli incontri il relatore è un sacerdote o religioso). Se però non si costruisce la base antropologica, non serve parlare di sacramento! Non serve quando i fidanzati non sanno in che cosa consiste la maturità umana, che cosa devono portare a maturazione di sé, che il sacramento del matrimonio è fondato su un amore veramente umano… Io passo almeno 60 sere all’anno in corsi per fidanzati: vedo persone interessate, ma anche gente che è lì solo perché la CEI “chiede l’attestato”.

Come sono i corsi fatti bene?
Sono quelli, in particolare, dove ci sono coppie chioccia che seguono coppie pulcino per una catena di incontri dai 3 ai 4 mesi; le persone si mettono in discussione, hanno il piacere del capire, dello scoprire cose nuove. Non si può risolvere tutto in sei incontri un sabato dopo l’altro (la media degli incontri in Lombardia è 8-10, per una durata media dei corsi di 61 giorni). Ci vogliono tempi più lunghi. Se uno deve maturare, gliene si deve dare il tempo. Basti pensare quanto tempo ci vuole per imparare a governarsi… e non dipende solo da noi, ma anche dal modo con cui l’altro impara ad ascoltarti, gratificarti nei tuoi sforzi...
Nei corsi poi andrebbero coinvolti i genitori, perché il distacco affettivo dalla famiglia di origine crea una difficoltà enorme. Coinvolgerli per l’oggi, perché capiscano che i figli nascono liberi e vanno aiutati a saper gestire la loro libertà con responsabilità, senza creare resistenze. Per il domani, perché non siano invasori della loro privacy dopo il matrimonio.

Lei di cosa parla nei suoi incontri?
Io porto la mia esperienza di vita del consultorio, di consulente e di marito. Un tema che affronto è la coniugalità e come la coniugalità preceda la genitorialità. Una coppia ben riuscita può dare anche genitori validi, una coppia mal riuscita, difficilmente. I figli devono vedere papà e mamma che magari bisticciano ma sono capaci anche di fare pace. Io parlo della relazione di una persona non accanto all’altra ma con la quale ti impegni a giocare uno spazio di te, creando un nuova realtà che è il noi due. È a partire da questa realtà ben riuscita, quando tutti e due si impegnano, che ciascuno riuscirà a realizzare il meglio di sé. Se non viene curata, la sofferenza è di tutti e due. Tre sono le dinamiche: devo conoscere bene mia moglie, conoscere bene quello che avviene tra me e lei nella relazione - quali sono i miei limiti ed i miei egoismi - e il significato che io ho per lei, per sapere quale aspetto del mio essere maschile devo offrire a lei perché si realizzi meglio come donna.
Quando nasce un figlio, le dinamiche diventano sette. Ma se non siamo capaci di tenerne sotto controllo tre, saremo capaci di tenerne sotto controllo sette? Anche per questo nelle parrocchie bisognerebbe continuare a seguire le coppie dopo il matrimonio. Ci siamo dedicati ai bambini, ai giovani, ma la famiglia è stata poco curata. Chi insegna ad essere genitori? Anche alle coppie andrebbe chiarito che il corso pre-matrimoniale “è solo un assaggio, perché vi ingolosiate ad approfondire queste tematiche”. Là dove si coltiva questo iniziale approfondimento, la famiglia ha più possibilità di tenuta.

Laboratorio famiglia/1






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