La cura della salute
Publish date 31-08-2009
In attesa della decisione del tribunale civile di Roma sul ricorso con il quale Piergiorgio Welby chiede che sia interrotta la terapia medica alla quale è sottoposto e che sia ordinato ai medici di non ripristinare il trattamento sanitario, pubblichiamo la sintesi di una riflessione sulla cura della salute tenuta nel novembre scorso a Torino in un incontro organizzato dal Movimento per la Vita.
Occorre cominciare col distinguere tra cure e terapie, che indicano azioni diverse. “Cura” può significare molte cose differenti: servizio, sollecitudine o culto; preoccupazione, affanno; o anche pratica medica. La cura è una delle modalità costitutive della relazionalità umana: indica il necessario reciproco affidarsi degli uomini come esseri indigenti, un affidarsi angoscioso perché mai definitivamente risolutivo: siamo esseri limitati, a rischio di malattia e morte. L’uomo è da sempre all’insegna della cura. Con l’avvento della medicina scientifica cure e terapie si sono diversificate. |
Le cure sono rivolte a fronteggiare le necessità assistenziali esigite dall'uomo malato: sono necessità personali e “calde”; le terapie, che hanno un connotato sanitario, sono volte a fronteggiare le malattie: sono inevitabilmente impersonali e “fredde”. Dobbiamo quindi esaminare separatamente il diritto di cura e il diritto di terapia e il dovere di cura e il dovere di terapia. |
Esaminiamo un caso, presentato da P. Cattorini in un suo libro. Un sacerdote soffre di grave nefropatia e deve essere sottoposto a dialisi due volte la settimana in regime di “day hospital”. La situazione peggiora e gli viene proposto un ricovero in ospedale per un periodo di tempo indefinito, aumentando a quattro le sedute di dialisi. Questa terapia - gli dicono i medici – potrebbe prolungare la sua vita di un anno, con una probabilità del 60 per cento. Altrimenti la sua fine sarà molto più prossima: due o tre mesi. Il sacerdote rifiuta il ricovero adducendo come motivo la sua preferenza per un tipo di vita più raccolto e meno disturbato: a casa propria, egli dice, attorniato dai suoi fedeli più cari, egli potrà prepararsi con più serenità e dignità religiosa alla fine. |
In questo caso ci sono due finalità a confronto: Come valutare questa scelta? La posizione uomo-padrone ha due varianti: A. Nella variante etico-normativa il da farsi viene individuato sulla base di norme morali, applicandole ai casi concreti; la norma (comandamento, regola morale) porta ai beni umani (cercare il vero e il bene, custodire la vita e la salute, disporre liberamente di sé, relazionarsi con gli altri nella giustizia, ecc.) che sono dotati di effettiva consistenza. In prospettiva si vede la Sapienza creatrice. Occorre fare delle distinzioni per le regole morali: Per i trattamenti bisogna distinguere tra mezzi proporzionati e mezzi sproporzionati: è lecito non intraprendere o sospendere trattamenti che sono sproporzionati perché: |
Per determinare quando il trattamento è sproporzionato taluni propongono delle formule, come: Ben = (Qdv x Pdv x Ch) / On dove: Ben = Benefici medici netti; Qdv = Qualità della vita; Pdv = Prolungamento di vita sperato; Ch = chance di ottenere i benefici; On = Oneri del trattamento, come disagi, sofferenze e costi. |
B. Nella variante etica della virtù il da farsi viene individuato sulla base della saggezza pratica, che P. Cattorini conclude: |
da una lezione di Paolo Merlo Docente di Teologia Morale alla Pontificia Università Salesiana di Torino 6 novembre 2006 |