Il coraggio di rinascere

Publish date 10-08-2012

by Ernesto Olivero

di Ernesto Olivero - L'intervento del fondatore del Sermig alla veglia di capodanno
“Non temere! Io sono con te, tu puoi fare le stesse cose che faccio io, anzi di più grandi”. Le parole di Gesù mi entrano sempre più dentro. Sono strada, vita, opportunità per capire il tempo che stiamo vivendo. “Non temere” è un invito per l’oggi, per ogni uomo e donna di buona volontà, credente o non credente. Sin da bambino, ho capito che l’uomo è figlio di Dio. E chi è figlio di Dio, è diverso dagli altri. Entra in politica? Lo fa per servire. Diventa imprenditore? Lo fa per servire. Diventa giornalista, economista, giudice, prete, intellettuale? Lo fa per servire. Un figlio di Dio può sbagliare, ma non può essere avido. Può sbagliare, ma non può dire falsa testimonianza; può sbagliare, ma non può ingannare; può sbagliare, ma non può confondere il bene con il male.

Le responsabilità della crisi economico-finanziaria.
È sotto gli occhi di tutti che molti hanno rubato e sprecato a dismisura. Hanno potuto farlo perché chi poteva fermarli si è lasciato corrompere. Ora tutti dobbiamo trovare il coraggio di rinascere. Occorre fare di tutto perché alcune categorie di persone che non hanno sempre vegliato, che sono state sovente di parte, rientrino in se stesse. Penso in particolare ai giudici, ai giornalisti, ai rappresentanti delle religioni, categorie “morali” che hanno il compito di essere i custodi del bene di tutti. Chi ruba, chi passa con il rosso infrange la legge e viene sanzionato, chiunque esso sia. Al di là della crisi dell’economia e della politica c’è una crisi di cuore: riguarda il sentimento di appartenere agli altri, di essere parte della stessa comunità.

Pertini, Pellegrino, Camara, Napolitano, Madre Teresa…
Dobbiamo riscoprire la testimonianza di chi ci ha preceduto. Penso a dom Luciano Mendes de Almeida, al cardinal Pellegrino, a dom Helder Camara, a Sandro Pertini, a “grandi” che sono sempre rimasti avvicinabili. E hanno saputo dar fiducia a dei ragazzi, come eravamo noi quando li abbiamo incontrati. Grazie a questo siamo cresciuti e attraverso di noi in 47 anni milioni di persone hanno potuto aiutare milioni di persone. Mi commuove ancora pensare al gesto che fece il Presidente Sandro Pertini quando l’11 aprile 1984 venne a inaugurare la nostra casa.
Aveva saputo delle nostre difficoltà e voleva aiutarci. In quell’occasione disse: “Chi tocca Olivero, tocca me”. Da lì è iniziata una tradizione che coinvolge le più alte autorità e i più alti testimoni del nostro tempo: vengono all’Arsenale della Pace a vedere come i giovani realizzano i propri sogni. E mi commuove pensare a Giorgio Napolitano che ci ha fatto visita il 19 marzo scorso con questa motivazione: “Voi siete costituzione vivente”. È per questo che invitiamo il nuovo Presidente del Consiglio Mario Monti a sentire la voce dei giovani, che non insultano, ma che propongono. Giovani che non accettano la decadenza dell’Italia e dell’Europa, ma vivono già una nuova primavera.

Povertà e fame nel mondo non sono diminuite.
100.000 morti di fame e di malnutrizione ogni giorno hanno bisogno della nostra commozione e del nostro impegno fattivo, come è successo per il samaritano sulla strada per Gerico. Tutta l’umanità, quella che crede e quella che non crede, dalla Cina all’America, deve rimettere in discussione l’impiego del proprio tempo, energie, creatività a servizio del bene di tutti: lavoro, salute, scuole, cibo e acqua, cultura e dignità soprattutto in luoghi e in situazioni “impossibili”.

Servono sobrietà e un nuovo stile di vita.
Sono convinto da anni che viviamo al di sopra delle nostre possibilità almeno per un 20 - 30%. Oggi dobbiamo finalmente esserne consapevoli, avere l’autorevolezza e l’umiltà di saperlo spiegare e di chiedere conversione. Mi piange il cuore al sapere che siamo uno dei Paesi più corrotti al mondo. Significa che abbiamo avuto schiere di cattivi maestri i quali ci hanno assicurato che evadere le tasse era un bene e un diritto. È con questi falsi principi che abbiamo “educato” intere generazioni. Troviamo tutti il coraggio di rientrare nella legalità! E poi avremo la forza morale di dire alle mafie e a tutti i gruppi segreti: “Convertitevi!”… di dire alla gente: Paghiamo le tasse”… di dire al mondo: “Riscopri l’etica!”. Senza legalità non andremo da nessuna parte e la paura ci bloccherà. Sento che è possibile vivere bene in una società dove tutti insieme rispettiamo le regole. Per uscire dall’attuale situazione che ha i contorni di una guerra mondiale dobbiamo rimboccarci le maniche e ricominciare.

Mettere i giovani al centro.
I giovani oggi sono i più poveri tra i poveri per le difficoltà che affrontano ogni giorno, per le potenzialità non espresse, imbottiti di niente presentato loro come il tutto. La generazione dei padri ha delle responsabilità evidenti nei loro confronti, dopo aver proposto per anni la cultura del “minor danno” anziché quella del massimo bene: droga e sballi sono diventati un diritto e la libertà dell’individuo una divinità alla quale sacrificare tutto e tutti. Sto con i giovani notte e giorno. Per loro le ingiustizie sono insopportabili, ma non hanno da soli la forza di contrastarle e di impegnarsi. I giovani sono “patrimonio dell’umanità”, ma devono entrare in una logica di formazione permanente, non devono aspettarsi dagli altri le soluzioni: “Diventa tu pastore, entra tu nella politica, nella scienza, nello sport, nella cultura”. I giovani puri, indomabili non diventeranno signori della guerra, dell’economia. Saranno signori solo di se stessi e avranno una sola logica: la logica di Dio, logica della società giusta. Solo così possiamo dire, possiamo dirci: “Non temere”.

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