Haïti, un Paese alla deriva

Publish date 31-08-2009

by sandro


Haiti è uno dei Paesi più sofferenti dell’America Latina. Torniamo a parlarne, in vista delle elezioni presidenziali previste per il 7 febbraio prossimo.

di Massimo Miraglio, camilliano


Haïti, la piccola repubblica caraibica, sta vivendo la sua ennesima gravissima crisi.
Dopo le tenui speranze alimentate dalla partenza forzata, nel febbraio 2004, del presidente-dittatore J. B. Aristide e l’arrivo delle truppe ONU, per favorire la transizione ad un sistema democratico, oggi, più che mai, il caos è totale.
Le elezioni presidenziali che avrebbero dovuto tenersi l’8 di gennaio 2006 sono state, per la quarta volta, posticipate di un mese; insieme, stato haitiano e comunità internazionale, non sono stati in grado di assicurare le condizioni minime necessarie al loro svolgimento.
Il Paese continua ad essere retto da un governo e da un presidente di transizione che non hanno né la legittimità internazionale né il mandato popolare per dirigere il Paese.
Questa situazione di grave impasse non fa che alimentare il pesante clima di violenza e d’insicurezza che da mesi regna nella capitale, Port-au-Prince, bloccando praticamente ogni attività.

Le scuole e le strutture sanitarie funzionano a singhiozzo, l’attività economica è paralizzata, l’erogazione della luce elettrica è ridotta a poche ore alla settimana e tutte le strutture necessarie alla vita dei quasi due milioni di abitanti della capitale (strade, raccolta rifiuti, sistema fognario…), sono in uno stato di totale abbandono. La disoccupazione è a livelli altissimi e la stragrande maggioranza della popolazione vive in una situazione di estrema povertà.
In questi ultimi mesi poi, si vive sotto l’incubo dei rapimenti e delle incursioni notturne nelle abitazioni, di gruppi armati che seminano il terrore in diversi quartieri della capitale. Si tratta di gangs ben armate e protette da alcuni settori della polizia, del potere economico e politico e dal narcotraffico.

A fronte di questa situazione drammatica, la comunità internazionale dimostra di essere impotente e di non volere mettere mano seriamente a questa crisi interminabile. L’invio di qualche migliaio di soldati (al momento l’effettivo è di circa 9400 uomini), con un mandato molto ridotto, si è di fatto, rivelato assolutamente insufficiente. Nelle ultime settimane poi la stessa credibilità dei soldati è messa in dubbio, da più parti, da una serie di accuse che li vorrebbero anch’essi conniventi rispetto a questa ondata di rapimenti e responsabili di atti di violenza e di stupro.
Così la vita in questo Paese si fa sempre più dura e ciò che manca alla gente è soprattutto la speranza che le cose possano ripartire, rimettersi in marcia, per arrivare ad assicurare almeno il minimo vitale ad una popolazione ormai stremata.

Come Religiosi Camilliani (della Provincia piemontese) siamo presenti nel Paese, a Port-au-Prince, da 10 anni e le nostre attività ruotano attorno al centro sanitario “Foyer Saint Camille” e ad un Seminario. Colpiti anche noi duramente da questo grave clima d’insicurezza e seppure a ranghi ridotti e con diverse difficoltà, continuiamo le nostre attività sanitarie e pastorali. Il nostro dispensario assiste ogni giorno decine di malati, il centro nutrizionale segue quotidianamente molti bambini in precarie condizioni di salute e in stato di grave malnutrizione mentre il foyer Bethléem accoglie un numeroso gruppo di bimbi soli, molti dei quali disabili.
La nostra presenza oggi, in questo Paese, vuole essere soprattutto all’insegna della speranza, come membra di una Chiesa locale che non si rassegna ma che segno visibile di Gesù Cristo tra gli uomini, prega e lavora affinché tutti, in questa nostra cara Haiti, possano finalmente vivere dignitosamente. Seppure la meta appaia oggi così lontana, la certezza che il Signore non ci lascia mai soli è la nostra forza e quella dell’intero popolo haitiano.

Per aiutare le opere dei padri camilliani il Sermig raccoglie alimentari e farmaci a lunga scadenza (minimo 6 mesi), pannoloni, cancelleria, prodotti igienici.

Vedi anche:
HAITI: diritto a non essere inutili





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