GORNI KRAMER: canzoni di sempre

Publish date 31-08-2009

by gianni


Con la voce di Memo Remigi, il disco riprende la produzione televisiva di uno dei grandi della musica italiana del ‘900.

di Gianni Giletti

Memo Remigi canta Gorni Kramer
IDEA COM 143 (2003)
 
Questo è un disco che profuma di passato, di fine anni 50 in Italia, tv in bianco e nero, i primi Festival di Sanremo, i primi varietà e quel signore che faceva il direttore d'orchestra, con i baffi e pochi capelli certo, ma che l'orchestra la faceva suonare, eccome! Quel signore era Gorni Kramer, nome straniero per musicista italiano e non era nemmeno un nome d'arte. Gorni infatti era il cognome e Kramer il nome, datogli dal padre in onore del campione del mondo di ciclismo su strada del 1912.

Detto questo, il Nostro è stato uno dei più grandi musicisti italiani del 900, autore di più di mille canzoni - ho detto mille - , alcune delle quali portarono al successo artisti come il Quartetto Cetra, Rabagliati, Natalino Otto e Trio Lescano. Stiamo parlando di brani come “Pippo non lo sa, Nella vecchia fattoria, Un bacio a mezzanotte, Simpatica” e tante tante altre. Già vedo i sorrisini dei miei lettori più giovani e rockettari che scuotono la testa dicendo del rubricista: "Vedi, non è più lo stesso, si rammollisce, prima Bobby Solo, adesso Gorni Kramer, ma per piacere...".

A questi miei simpatici lettori - lo dico senza ironia, purché mi leggano! - ricordo che il rock discende in linea retta dal jazz e in questo disco di jazz ce n'è davvero. La capacita di Kramer infatti è quella di rivestire la canzone italiana fine anni 50, talvolta un po' melensa, con una patina di jazz scattante e simpatico, che mette allegria. Lui infatti si era fatto le ossa negli anni 30, quando suonare il jazz in Italia era proibito, sia come fisarmonicista che come contrabbassista (si era diplomato nel 1930 a Parma) ma soprattutto come band-leader.

Altrettanto straordinaria la sua produzione televisiva, da dove vengono i brani di questo disco, a cui Memo Remigi ha aggiunto la sua voce vellutata e soprattutto non ha tradito negli arrangiamenti il verbo del Maestro. Disco davvero godibile dunque, a cui mi sono avvicinato (come per Bobby Solo) con un po' di scetticismo, di cui fortunatamente (per me, almeno) mi sono ricreduto.

Piacerà sicuramente ai giovani con i capelli bianchi, ma anche a chi è curioso di musica un po' retrò ma ancora molto bella.

Gianni Giletti





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