Ettore degli ultimi

Publish date 24-05-2018

by Renzo Agasso

di Renzo Agasso - La storia di un samaritano e profeta tra i poveri di Milano.

Per le strade di Milano ho conosciuto un santo. Uno di quelli che finirà sugli altari: è avviata la sua causa di beatificazione. Si chiamava – si chiama – Ettore Boschini, in religione fratel Ettore, camilliano, nato in provincia di Mantova nel 1928 e morto nel 2004, dopo una vita spesa con i poveri addosso, secondo il pressante carisma del fondatore san Camillo de Lellis.

È venuto alla luce il giorno dell’Annunciazione: e della sua vita ha fatto un’annunciazione. Ha scoperto i poveri della ricca Milano e non li ha più mollati. Andando a raccoglierli alla stazione Centrale, portandoli nelle sue case, prendendosi cura di loro, curandone le piaghe del corpo e dell’anima. L’ha fermato soltanto la leucemia, prima era riuscito a domare anche il cancro.

Non soltanto samaritano però. Pure profeta, perché non si è mai contentato di soccorrere e curare. Ha denunciato, ha gridato forte contro guerre e ingiustizie. Ma il fratel Ettore profeta piaceva di meno, perché per lui l’ingiustizia più grande si chiamava – si chiama – aborto.

L’ho sentito dire ai suoi poveri: «Sapete qual è la vera povertà? Ammazzare i bambini prima che nascano: l’aborto è un delitto atroce. Non ci sarà mai pace sulla terra finché non sarà strappata la pianta velenosa dell’aborto. Dobbiamo pregare anche noi per questo: nulla è impossibile a Dio».

Sfrecciava con la statua della Madonna legata sul tettuccio dell’auto. Aveva giornate convulse, con pause di preghiera fisse e indiscutibili. Ha costruito dal nulla e con nulla rifugi in varie zone di Milano e non solo. Durante la guerra nell’ex Jugoslavia spediva camion di soccorsi: i poveri che aiutavano i poveri. Ha raccolto i primi malati di Aids, ha soccorso drogati, malati di mente, alcolizzati, uomini e donne buttati via dalla grande città.

«Quante volte ha rischiato la pelle! Lo incontravo nel pieno delle notti, con gli occhi bruciati dal dolore, mentre trascinava tossicodipendenti strafatti e povere prostitute al suo rifugio»,
ha raccontato don Mazzi. «Caritas Christi urget nos», l’amore di Dio ci spinge: lo diceva il Cottolengo. Così ha fatto Ettore dei poveri. La febbre dell’amore lo ha spinto. Non è mai stato solo.

Dov’era lui era la Madonna: la sua statua ovunque, nelle case, nei cortili, sull’auto, sui camion diretti in Bosnia. Maria è stata la compagna di giorni e notti febbrili. «Dio non abbandona i suoi figli e Maria veglia sul mondo», diceva. Fratel Ettore sarà santo. È già santo.

Renzo Agasso
PEOPLE
Rubrica di NUOVO PROGETTO

 

 

 

This website uses cookies. By using our website you consent to all cookies in accordance with our Cookie Policy. Click here for more info

Ok