Concludere per ricominciare

Publish date 10-08-2012

by Rosanna Tabasso

di Rosanna Tabasso – La regola del Sermig (9) Non una conclusione ma un ricapitolare ciò che è essenziale per vivere la relazione con Dio e con gli altri. Un’accorata raccomandazione a non chiudere il cuore, a non diventare legalisti, a non entrare nell’abitudine, a non barricarci nella durezza, foss’anche per le delusioni provate e la paura di ricaderci. Chi ha scelto di vivere la sua vita di cristiano in una comunità, come è successo a noi, ha la grande responsabilità di diventare trasparente: rendere visibile il Vangelo di Gesù in cui crede perché chi non lo conosce, chi pensa non sia possibile viverlo, lo veda incarnato. Solo l’amore, il perdono, la compassione, la misericordia, la bontà traducono il Vangelo all’uomo d’oggi e sono queste le trasparenze di cui siamo responsabili. Se dipendesse solo da noi, dalla nostra umanità, dalla nostra forza di volontà non arriveremmo mai ad amare, a perdonare veramente, feriti come siamo dalla vita, dal passato, dalle relazioni che ci hanno segnato. Ma la Scrittura ci comunica che possiamo ricominciare sempre tutto da capo, da giovani e da vecchi, possiamo sempre dire un “sì, lo voglio” che riporta Dio nella nostra esistenza, un sì a che la nostra povertà incontri la Sua grazia. È sempre Dio che fa il primo passo, che ci cerca e si fa trovare.

È Lui che ci ha amati per primo, è Lui pieno di misericordia per le nostre miserie a perdonarci. “Se anche una madre si dimenticasse del suo bambino, io non mi dimenticherò mai” : questa Parola fonda la nostra fiducia in Dio e dà inizio in noi ad una nuova umanità. “Amati, amiamo / Perdonati, perdoniamo / Compresi, comprendiamo / Consolati, consoliamo / Perché la tenerezza di Dio è in noi”. Non – o non solo – perché siamo stati amati da bambini, abbiamo avuto educatori che ci hanno compreso, amici capaci di consolarci ma soprattutto perché la tenerezza di Dio è in noi. È questo che riporta in pari i conti della nostra vita. Anche chi di noi ha provato la delusione di una relazione finita male, ha subito il tradimento o l’abbandono, non è stato compreso né perdonato né consolato, chi prova risentimento verso le persone e verso la vita, può trovare in Dio amore, perdono, comprensione, consolazione e dunque può ricominciare. Dio può operare questa trasformazione nel più ferito tra noi e farlo rinascere. Non succede? Forse perché non crediamo più che lo Spirito di Dio possa ricreare e fare nuove tutte le cose.

Se ci credessimo, vedremmo rifiorire il deserto delle nostre esistenze. Dio non si sostituisce mai alla nostra libertà di volere, di decidere, ma se glielo permettiamo può sciogliere la durezza del passato in noi e restituirci la capacità di comunicare con Lui e con le persone con cui viviamo. Può farlo! Siamo nel tempo della comunicazione in tempo reale e con tutti – social network... – eppure non siamo più capaci di parlare con la persona con cui viviamo; parlare di ciò che ci sta a cuore, di chi siamo e di cosa crediamo, delle nostre sofferenze, delle nostre gioie, comunicarci e comunicare tenerezza. Siamo sempre meno capaci di ascoltare l’altro e di dialogare a due a due, in piccoli gruppi, di arginare la deriva di molti di noi che si sentono soli. Incontrarsi è sempre un rischio e pare quasi inevitabile che qualcuno aggredisca e qualcun altro subisca: “Con quello non si può parlare. Meglio evitarlo” oppure “Mi sfogo con lei perché non reagisce”. Forse perché basiamo tutto su noi stessi e dunque su qualcosa che abbiamo già vissuto. Invece è Dio che scrive una storia nuova con persone povere e ferite quali siamo noi. Allora diventiamo trasparenza di Lui e “con la stessa tenerezza di cui Dio ci avvolge, noi avvolgiamo i nostri fratelli per aiutarli ad incontrare Dio, cosicché nessuno, avvicinandoci, si senta perso”.

dalla rubrica di NP 2011 LA REGOLA DEL SERMIG

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