BRASILE: il miraggio della riforma agraria

Publish date 31-08-2009

by bruno


Un contributo per introdurre e discutere alcune questioni riguardanti direttamente i lavoratori della terra…

di Alexandra Figueiredo

Questo contributo di Alexandra Figueiredo non pretende di essere né di fare un'analisi approfondita dell'operato del governo Lula (da mesi coinvolto in una serie di scandali che ne minacciano fortemente la tenuta e che hanno indotto venerdì scorso il presidente brasiliano a chiedere scusa al Paese in diretta televisiva), vuole solo introdurre e discutere alcune questioni concernenti direttamente i lavoratori della terra.
Si sottolinea che faccio parte dei milioni di brasiliani che credevano che la vittoria del presidente Lula avrebbe rappresentato una nuova opportunità per il Brasile e per i brasiliani, soprattutto per i più emarginati. Per questo mi ritengo e ci riteniamo corresponsabili per questo governo e abbiamo lavorato nell'organizzazione della società civile per garantire che il governo Lula si mantenga popolare e democratico. Ed è anche per questo che ci sentiamo in diritto di elogiare e criticare a seconda dei casi.

Siamo partiti con l'idea che Lula ha sempre avuto, e tuttora ha: un impegno per costruire un Paese più giusto e solidale ed anche per attuare la riforma agraria. Vorremmo ricordare che la riforma agraria ha come “must” principale quello di combattere la povertà e la violenza, e di generare e distribuire lavoro e reddito.
Se da un lato conosciamo le intenzioni di Lula, che vuole fare la riforma agraria, dall'altro dobbiamo purtroppo constatare che, ad oggi, nel suo governo la riforma non è andata oltre all'idea ed alle buone intenzioni.

Siamo stati testimoni, giorno per giorno, dell'impazienza dei contadini e delle loro organizzazioni. Questa gente continua a lottare con speranza, ma è molto difficile capire cosa sta accadendo. Una domanda fondamentale è quotidianamente posta dai vari movimenti di lotta per la terra: "Se il governo ha la volontà politica, perché ad oggi non ha ancora preso nessuna iniziativa per fare la riforma agraria?". Una questione facile da porre, ma è la risposta che non è semplice. Le questioni che sono trattate nel prosieguo hanno l'obiettivo di aiutare in questa discussione e, in questo modo, annotare alcuni elementi che possono contribuire a far capire meglio la congiuntura agraria.
Premessa
Il presidente Lula governa il Brasile ma non ha tutti i poteri. Esistono diverse "forze", in permanente contrasto tra loro, che pongono questioni e fanno pressioni sul problema fondiario e agricolo. È esattamente questa correlazione di forze che delinea la congiuntura rurale. L'identificazione di queste forze è fondamentale per una lettura corretta della realtà e per identificare le sfide future.

1) Il governo federale e lo Stato brasiliano

1.1) L’attuale governo:

Da un lato il governo Lula si dice favorevole alla riforma agraria, non reprime le lotte e non perseguita i leaders dei vari movimenti; in questo modo può essere considerato un alleato della gente nel processo per ottenere la riforma agraria. Sono già stati resi disponibili alcuni crediti destinati all'agricoltura familiare. Il governo assicura anche che sosterrà 430.000 famiglie (assegnando loro un pezzo di terra, n.d.r.), impegno, questo, molto atteso poiché sarebbe il maggiore in tutta la storia brasiliana.

Dall'altro lato, ogni giorno che passa è sempre più evidente che il governo Lula non ha nessuna intenzione di incentivare trasformazioni radicali; fino ad oggi non si intravede alcun cambiamento rispetto al governo precedente. La priorità è e resta l'economia.
Il governo non è ancora riuscito ad occuparsi seriamente della struttura fondiaria brasiliana, nella quale continua a dominare il latifondo improduttivo. Una misura, in verità molto polemica, è stata la liberalizzazione dei prodotti transgenici (Ogm), nonostante la forte opposizione dei movimenti popolari, ambientalisti e associazioni impegnate per la qualità della vita delle future generazioni.
Si può affermare che il governo Lula, di fronte alla sfida della governabilità del Paese, continua a dialogare con i movimenti popolari e nello stesso tempo tratta e fa concessioni ai settori conservatori, ai latifondisti e al settore del business agricolo.
1.2) Lo Stato brasiliano:

Il MST (Movimento dos Sem Terra) ha fatto una considerazione molto interessante, e cioè: "Nonostante il governo si dica a favore della riforma agraria, esso non comanda lo Stato brasiliano. Lo Stato brasiliano inteso come struttura amministrativa, leggi, potere giuridico, polizia, ecc. è uno Stato organizzato solo per proteggere l'élite e mantenere i suoi privilegi, ossia, lo Stato brasiliano non riesce a lavorare a favore dei poveri e dei lavoratori". Se è così, lo stesso Stato diventa un ostacolo per la realizzazione della riforma agraria sia per ostacoli giudiziari, sia per ritardi del sistema giudiziario, sia per l’immobilismo amministrativo.

1.3) Il potere giuridico:

Nell’ambito dello Stato merita particolare attenzione il potere giuridico che spesso ha costituito un altro ostacolo nel processo per la realizzazione della riforma agraria. C’è, infatti, una netta contraddizione tra la lentezza di giudizio in merito agli espropri (da parte dei sem terra - n.d.r.) e la rapidità quando si tratta di definire le ingiunzioni di sfratto e/o espulsione contro migliaia di famiglie senza terra che occupano terre improduttive, pur essendo illegittimamente possessori.

Il potere giudiziario è contraddittorio anche nell'ambito delle questioni criminose punendo i leaders popolari dei sem terra per motivi futili e lasciando impuniti coloro che ostacolano con ogni mezzo i diritti dei senza terra.

In un recente articolo il giurista Plinio De Arruda Sampaio afferma che "non sia a conoscenza di nessuno sforzo serio da parte della "cupola" del potere giudiziario per accelerare la soluzione della restituzione di terre (ai sem terra - n.d.r.) proposta dai vari stati interessati o dall'unione".

Per una migliore comprensione possiamo citare una tragedia recentemente accaduta in una cittadina vicina alla nostra (Teofilo Otoni - Minas Gerais - n.d.r.): il massacro di Felisburgo, un caso emblematico. È accaduto nella valle Iequitinhonha, una delle regioni più povere del Brasile. Da oltre due anni, decine di famiglie di senza terra occupano pacificamente questa terra per ordine giudiziario poiché trattasi di terra pubblica ingiustamente pretesa da un latifondista della regione.

Nel conseguente processo, sono coinvolti i senza terra, i fazendeiros, il potere giuridico dello Stato, il ministero dell'agricoltura e i due governi, quello dello Stato di Minas Gerais e quello federale di Brasilia (questi ultimi due al fine di riscattare la terra contesa per attuare la riforma agraria). Nonostante tutte le prove esibite, il processo si è protratto fino ad oggi e la giustizia non è ancora stata capace di prendere una decisione in merito. In questo periodo, il fazendeiro attuava "pressioni" quotidiane di vario tipo sui senza terra affinché questi ultimi rinunciassero alla terra in litigio. I senza terra hanno continuato a coltivare, ovviamente le minacce aumentarono, la giustizia fu informata di ogni cosa ma, ad oggi, nessun provvedimento è stato preso contro il fazendeiro.

Un giorno, il fazendeiro assoldò 15 pistoleri e, ignorando il processo in atto, decise di riprendersi la terra "a modo suo". Alla fine dello scorso anno i pistoleri entrarono nell'accampamento dei senza terra e uccisero cinque contadini, ne ferirono oltre 20 e bruciarono le baracche dove vivevano; non contenti di ciò, ignorando la tragedia appena perpetrata, liberarono decine di vacche scatenandole sulle coltivazioni dei contadini. Una tragedia annunciata e commessa alle undici del mattino con assoluta certezza di rimanere impuniti. Il risultato di questa storia?

Il fazendeiro è stato arrestato per qualche giorno ed è stato riconosciuto dai sopravvissuti alla carneficina. Nonostante il crimine orrendo che ha commesso, gli è stata concessa la libertà provvisoria. Recenti notizie fornite dai senza terra di Felisburgo dicono che il fazendeiro ha ripreso, praticamente da subito, a minacciare i contadini che, nonostante tutto, continuano a resistere sulla stessa terra, nella speranza dell'attuazione della riforma agraria da tempo promessa.

Purtroppo per molti dei nostri giudici, tutto questo e normale. Il processo civile per la terra contesa può ancora durare anni prima di essere concluso e il processo penale può concludersi con l’assoluzione del fazendeiro e dei suoi complici.

1.4) Il latifondo e il business agricolo:

I latifondisti sono i maggiori oppositori della riforma agraria. Essi osteggiano questa idea (della riforma - n.d.r.) e, quotidianamente, continuano ad influenzare l'opinione pubblica a favore del "business agricolo". Oltre a ciò, a partire dall'elezione del governo Lula, si è registrato un aumento di violenza praticata dai fazendeiros nei confronti dei contadini.

Il "business agricolo" viene dipinto come la soluzione per il Brasile ma, in realtà, la quasi totalità dei prodotti agricoli sono destinati ad essere esportati favorendo, in questo modo, pochi fazendeiros e le società multinazionali del settore. Inoltre si registra uno scarso utilizzo di manodopera, si usano sementi transgenici non rispettando ne’ l’ambiente ne’ la volontà del popolo brasiliano.

La ragione per una difesa così accorata del "business agricolo" è perché si tratta di un nuovo tipo di latifondo ma più ampio in quanto domina non solo la terra ma anche la tecnologia di produzione e le politiche di sviluppo. In verità il "business agricolo" è esattamente l'opposto di ciò che i movimenti sociali desiderano per l'agricoltura brasiliana. L'assassinio dei tre funzionari del Ministero del Lavoro avvenuto a Unaì, il massacro di Felisburgo nel 2004 (cfr. sopra) e la morte di suor Dorothy ad inizio 2005, sono chiare dimostrazioni di come i latifondisti agiscano con mezzi violenti contro coloro che non si sottomettono alla loro politica.
1.5) I contadini e le loro organizzazioni:

La popolazione rurale brasiliana si trova in una situazione molto difficile: l'aumento della produzione e delle esportazioni agricole non hanno contribuito a migliorare le condizioni di lavoro. Manca il lavoro nei campi nonostante esistano milioni di ettari di terra da coltivare. Non ci sono i presupposti per poter vivere nelle città e così i senza terra non sanno dove andare. Il piccolo proprietario ha molte difficoltà per ottenere credito e/o finanziamenti necessari per poter mantenere le sue proprietà.

Bisogna tuttavia riconoscere che con l'attuale governo, la situazione generale dei vari movimenti degli agricoltori è un poco migliorata. Così essi si adoperano per presentare/sottoporre alternative al "business agrario" richiedendo terra, acqua, scuole, lavoro, finanziamenti agricoli per i piccoli proprietari e incentivi per l'agricoltura ecologica. Difendono una politica di giusta distribuzione del reddito e impiego, propongono lo sviluppo economico delle cittadine dell'interno fondandolo nella produzione e vendita di prodotti agricoli. Tutto ciò è dibattuto in modo pacifico ed organizzato.
2) Le prime conclusioni

Da tutto quanto sopra esposto si percepisce che, nell'attuale governo, il cammino verso la riforma si svolge in un clima di disputa tra "business agricolo" e le organizzazioni dei lavoratori. Il governo Lula si trova di fronte ad un bivio…

Bisogna scegliere da quale parte stare ben consci del fatto che in qualunque caso ci saranno delle conseguenze. Entrambi le opzioni genereranno un impatto diretto nella politica e nell'economia di tutta l'America Latina. Abbiamo ancora speranza in Lula poiché egli ha già fatto parte di questo sogno, condividendolo. Lula è un grande leader, carismatico e sensibile alla "causa" della gente ma egli ha bisogno di dialogare con ambienti dal potere forte, intransigenti che pensano esclusivamente al loro tornaconto e a mantenere il potere.

I movimenti stanno facendo la loro parte organizzando la gente per richiedere i loro diritti basilari e formulare proposte per il Paese. Certamente è un momento difficile per capire e per fare esperienza, poiché è chiaro che non basta la volontà del governo, ma i progressi sono lenti e c'è il rischio di disillusioni. Nonostante tutto non si perde la speranza di questi contadini che sanno bene - come recita un poeta brasiliano - che anche se è ancora buio, bisogna piantare, vale la pena lavorare, perché il mattino sta arrivando (…)”.

di Alexandra Figueiredo

Alexandra X. Figueiredo, donna avvocato brasiliana, nel '91 ha fondato a Teofilo Otoni (città dello Stato brasiliano del Minas Gerais) il Centro Juridico Popular, animato da un piccolo gruppo di avvocati e studenti di diritto che hanno scelto la causa dei più deboli: fornendo supporto giuridico alle lotte sociali dei Senza Terra, dei senzatetto, di piccole associazioni, cooperative e sindacati, per portare il diritto a coloro che sembrano non avere diritti.

Un grazie ad Elio Martinez per aver curato la traduzione dal portoghese.

Le foto sono tratte dall’Archivio MST

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