Banfield aveva ragione

Publish date 10-01-2019

by Pierluigi Conzo

di Pierluigi Conzo - Nel 1958, il politologo americano Edward Banfield, dopo approfondite ricerche etnografiche in Lucania, pubblicò Le basi morali di una società arretrata: fu il primo di una lunga serie di saggi a ricondurre la povertà del Sud alla fallacia culturale dei meridionali. L’arretratezza del Sud, nella sua tesi, era imputabile alla subordinazione dell’interesse collettivo a quello personale e familiare, con la conseguente incapacità degli abitanti del Sud a cooperare con chi non appartenesse al proprio nucleo familiare. Sessant’anni dopo, attraverso metodi innovativi di ricerca sociale, ci siamo chiesti se Nord e Sud sono davvero così diversi in termini di capitale sociale.

Che il Sud e il Nord viaggino a due velocità differenti è un dato di fatto: la disoccupazione è al 16,5% al Sud e al 6,5% al Nord (Istat, 2018); il Pil medio procapite è di € 18.600 al Sud e € 33.700 al Nord (Eurostat 2016). Molti autori dopo Banfield hanno dimostrato che le radici di questo divario sono da ricercarsi nelle diverse dotazioni di capitale sociale misurato attraverso il livello di fiducia negli altri dichiarato, il numero di associazioni civili, sportive o culturali create, e il grado di cooperazione tra sconosciuti osservato in esperimenti di laboratorio.

Tali studi si sono tuttavia scontrati con importanti limiti metodologici: alcuni si soffermano su singoli aspetti del capitale sociale, mentre altri (come Banfield) estendono a tutta la popolazione italiana risultati basati sul comportamento di una piccola fetta di persone.

Per testare se il gap in capitale sociale rappresenti realmente una “sindrome nazionale”, abbiamo condotto uno studio comparativo su un campione rappresentativo della popolazione composto da poco più di mille persone residenti nelle cinque macroaree italiane. Lo studio, realizzato in sinergia con l’OECD, raccoglie informazioni sul capitale sociale sia attraverso giochi comportamentali realizzati su una piattaforma online, sia tramite domande su fiducia, frequenza di contatti sociali, partecipazione al voto, tratti di personalità…

I risultati dimostrano che, indipendentemente da caratteristiche socio-demografiche ed economiche (reddito, età, genere, istruzione…), “non” ci sono differenze significative tra Nord e Sud in gran parte delle dimensioni di capitale sociale considerate: altruismo, cooperazione, fiducia, partecipazione civica e sociale, propensione al rischio, personalità e avversione al tradimento. L’unico divario che emerge è nella reciprocità: maggiore è la posta in gioco, minore è, al Sud, la propensione a ricambiare un gesto di fiducia.

Gli studi precedenti hanno implicitamente suggerito che nessuna politica di sviluppo avrà effetto se non cambiano le attitudini sociali dei meridionali. I risultati del nostro studio, invece, suggeriscono che per ridurre efficacemente le disparità economiche tra regioni, occorre focalizzarsi su divari più preoccupanti, come ad esempio quelli in capitale “umano”: nonostante la spesa pubblica per istruzione sia più alta al Sud, il Nord registra attualmente una migliore performance nella valutazione del sistema educativo e degli allievi.

Pierluigi Conzo
ECOFELICITA'
Rubrica di NUOVO PROGETO

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