Arrivati da ieri

Publish date 11-08-2019

by Rosanna Tabasso

Rosanna Tabasso - QUELLO CHE CONTAdi Rosanna Tabasso - La regola del sì contiene una pagina dal titolo “Arrivati da ieri”: «Gli Arsenali sono luoghi dove ogni viandante è accolto con il suo fardello, le sue pene, i suoi progetti. Luoghi dove chi arriva da ieri, segnato dalla sua storia passata, può trovare ristoro nel silenzio, nei volti, nelle parole di fratelli e sorelle che vivendo la presenza di Dio imparano a non giudicare, a non portare rancore. Luoghi dove si testimonia la certezza che la Grazia del Signore opera sempre».

Giardino giapponese interno all'Arsenale della pace di TorinoI nostri Arsenali si sono ispirati idealmente alle città rifugio della Bibbia (Nm 35,6; 9ss) luoghi dove i presunti colpevoli potevano avere salva la vita, in tempi in cui vigeva la legge del taglione, occhio per occhio dente per dente. Noi viviamo in uno Stato di diritto, ad ogni persona è garantita la tutela, ma le persone che hanno sbagliato, che hanno alle spalle un passato non facile, continuano ad avere bisogno di luoghi protetti dai giudizi umani, luoghi dove non essere bollate per lo sbaglio commesso, dove ripercorrere il proprio passato senza temere. Sono luoghi necessari per potersi riconciliare con se stessi e poter ricostruire la propria vita.

Il rifugio che offriamo non sono tanto le mura di mattoni ma siamo noi, persone che le abitiamo. Per aiutare chi arriva da “ieri” a ricucire gli strappi del proprio passato, c’è bisogno che noi scegliamo di non avere pregiudizi verso nessuno, che scegliamo di non giudicare ma di accogliere, di non portare rancore ma di perdonare. C’è bisogno che diventiamo capaci di uno sguardo di misericordia, di parole di comprensione, di gesti di affetto. Che ci facciamo vicino a chi è stato bollato dal suo passato senza curiosità morbosa, scegliendo il silenzio prima ancora del dialogo. E tutto questo senza buonismo, senza sentimentalismo, senza eccessi, perché il primo modo di far sentire accolta una persona è farle percepire che chi accoglie è capace di vigilare sulle fragilità di chi è debole, è capace di custodire ogni accolto con fortezza e senza venir meno alla sempre necessaria prudenza, è disponibile a seguire la pecorella che si è persa, avendo cura che il resto del gregge sia al sicuro. Allora succede che molte persone ritrovino la forza di guardarsi indietro e ricevano la grazia di ritrovare il senso di tutto.

Se vogliamo diventare città di rifugio i primi a dover fare questo percorso dal peccato alla grazia siamo proprio noi. Per imparare a non giudicare, a non portare rancore bisogna che noi abbiamo fatto esperienza sulla nostra pelle della misericordia e della compassione di Dio Padre, della grazia con cui lui opera.
Il nostro cammino spirituale per arrivare a non giudicare l’altro, parte anche per noi da “ieri”: il nostro modo di essere, gli avvenimenti della nostra vita, gli incontri che ci hanno segnato, gli errori fatti… Un bagaglio che, se resta schiacciato dentro di noi, ci segue e a volte ci condiziona. L’esperienza dice che per camminare spediti nella vita interiore è bene ripercorrere la nostra storia, sotto la guida dello Spirito Santo perché ci aiuti a illuminare le zone d’ombra, a sciogliere i nodi del passato. Un antico inno allo Spirito Santo recita «lava ciò che è sordido, bagna ciò che è arido, sana ciò che sanguina, scalda ciò che è gelido, drizza ciò che è sviato» ed è esattamente ciò che opera lo Spirito in ognuno di noi.

La vita nuova c’è per tutti, è la vita nello Spirito, ma bisogna fargli spazio, liberarsi anzitutto dei grovigli del nostro ieri. Per farlo anche noi abbiamo bisogno di luoghi tranquilli, di tempi di quiete, di qualcuno che ci accompagni con sapienza, senza giudicarci per i nostri errori, allora possiamo iniziare a guardarci dentro e raccogliere l’esortazione di San Paolo, «vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono» (1Ts 5,21).
Nella vita spirituale ci accorgiamo che i primi giudici di noi stessi, e a spesso i più severi, siamo noi stessi. Spesso restiamo chiusi nei sensi di colpa, aggrovigliati nei rimpianti, non proviamo compassione proprio verso noi stessi. Siamo come Nicodemo che all’affermazione di Gesù «se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio» resta incredulo e gli domanda: «come può nascere un uomo quando è vecchio?». Solo lo Spirito Santo può farci rinascere, come spiega Gesù a Nicodemo: «In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito» (Gv 3,5-6). È lo Spirito Santo che ci apre all’azione di Dio e alla sua Parola che finalmente ci risuona dentro: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose» (Ap 21,5). Un’ esperienza così bella e intensa da farci desiderare che la gioia di una vita nuova nello Spirito possa toccare il cuore di tutti.

Rosanna Tabasso
QUELLO CHE CONTA
Rubrica di NUOVO PROGETTO

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