Aperti alla fiducia
Publish date 28-04-2019
di Cesare Falletti - Dov’è la Speranza? È ben lecito chiederselo in questo inizio d’anno, immersi nel solito diluvio di fuoco delle notizie tragiche con cui si è chiuso l’anno passato. No, non penso che il nuovo anno sarà l’inaugurazione dell’età dell’oro, ma non per questo voglio vederlo arrivare con una smorfia di disgusto o occhi sbarrati dallo spavento. La Speranza è una virtù che ci pone davanti a Dio, al Dio che viene e l’anno che comincia è in ogni caso nella sua mano, per cui “con quale occhio lo vediamo e con quale cuore lo accogliamo?”.
Non posso affermare che il mondo è come io lo guardo o che con la mia volontà posso cambiarlo: ha una sua oggettività fatta di cose belle e di cose brutte; ma il mio sguardo possiede una lente di ingrandimento che posso posare da una parte o dall’altra, posso anche vedere a corta distanza o lanciare il mio sguardo verso l’orizzonte. È a questo punto che interviene la virtù della Speranza, che vede la sorgente del Bene sempre attiva e si lascia attirare da lei, senza attardarsi per la paura delle ombre buie e dei nuvoloni neri, che volteggiano minacciando. Il bene vince e il destino è la vittoria: quel grande libro, tanto mal letto e ancor peggio interpretato, che è l’Apocalisse, ce lo dice dal principio alla fine. La vera Speranza non è un gioco d’azzardo che seduce e fa tremare, prende senza dare, ma la coscienza che siamo fatti per vivere, per vivere in comunione e che la vita è la nostra vera eredità.
Forti di questa certezza si può affrontare ogni avversità, non rimanendo impassibili o preservati dalla sofferenza e dal dolore, ma guardando sempre oltre perché ci si sa aspettati da ciò che è il perché della nostra vita. Anzi, nella Speranza si guarda ciò che sembra negativo come una tappa necessaria verso qualcosa di nuovo e di vivo.
Quando il Creatore ci ha creati, ci ha dato un fine, potremmo dire una predestinazione, se questo termine non fosse scivolato in qualcosa di meccanico, e pre-destinazione vuol dire che siamo destinati, per creazione, a qualcosa e questo non può essere che grande e bello, visto che è ciò che ha voluto colui che fa bene tutte le cose. Da san Paolo sappiamo che questo è stare col Dio-Amore, in comunione con la Trinità. Possiamo rifiutare di fare il cammino per cui siamo stati concepiti: è la nostra libertà; ma non per questo la nostra pre-destinazione si spegne e si chiude il cammino della Vita.
La Speranza pone la sua forza non sulla capacità dell’uomo di farsi strada e di dominare la storia e gli eventi, ma nel fatto che Dio non cambia e continua ad attirare a sé e a dare la possibilità di riuscire la propria vita sulla terra, il che vuol dire di forare il muro della morte e scoprire qual è il nostro vero io, per cosa siamo fatti e quali sono le cose che ci fanno raggiungere la perfezione, ciò per cui esistiamo.
La vita in cui la Speranza agisce, ha una direzione decisa, energica e positiva ed è ben diversa da quello che talvolta intendiamo usando quella parola. Infatti tanto spesso si sente dire: “speriamo!” con un accento già colorato di scacco, perché si guardano unicamente le possibilità umane, che certo sono limitate e volte verso la morte nonostante tutti i progressi fatti dall’uomo, e non la Vita che abbiamo ricevuto e che opera in noi per il nostro bene.
La Speranza ci apre alla fiducia e quindi al coraggio di lanciarsi in avanti verso la costruzione di una esistenza propria e altrui la cui qualità è certamente migliore di quella di chi sta infreddolito accanto al cammino, forse credendo di stare bene e protetto, ma in verità nello spreco dei suoi giorni. E sprecare la propria vita è un grave delitto, perché siamo tutti una sola cosa e chiunque non vive, per paura di morire o di perdere, ruba l’aumento di vita che può dare agli altri.
Cesare Falletti
CUORE PURO
Rubrica di NUOVO PROGETTO