Adozioni, più richieste che bambini

Publish date 07-05-2016

by stefano

di Stefano Caredda - Per anni non se ne è praticamente parlato. Anni di crisi evidente, con un calo verticale del numero di bambini dati in adozione nel nostro Paese e un aumento continuo delle famiglie che si dichiarano – invano – disponibili ad accogliere nella loro casa uno o più minori in difficoltà. Negli ultimi tempi invece, sulla scia della discussione parlamentare sulla regolamentazione delle unioni fra persone dello stesso sesso e delle convivenze, l’argomento è tornato di moda. Tutti a dire la propria, talvolta senza neppure aver compreso pienamente tutte le implicazioni esistenti. Una pessima abitudine incarnata alla perfezione non solo da improbabili frequentatori dei salotti televisivi, ma anche – cosa alquanto grave – da molti parlamentari, pronti a ipotizzare interventi legislativi senza neppure aver provato prima a padroneggiare la materia. E così ci ritroviamo in questi mesi con una proposta di riforma dell’intero settore delle adozioni della quale si fatica a intravedere la portata e la necessità.

L’Anfaa è l’Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie, una delle realtà associative che da più tempo opera nel settore. Dalla parte delle famiglie e allo stesso tempo dalla parte dei bambini, perché il successo di un progetto adottivo dipende dagli uni e dagli altri. “Non serve una riforma, serve un’attuazione corretta della legge 184/1983 in vigore”, dice senza mezzi termini Frida Tonizzo, anima dell’associazione. Oggi tutti parlano della necessità di estendere i requisiti per l’adozione, il che però “non farebbe che aumentare le domande, già numerose, a fronte di un numero di bambini adottabili che è stabile”.

La realtà infatti è che ci sono molte più domande di adozione che bambini dichiarati adottabili. Gli ultimi dati disponibili sulle adozioni nazionali (anno 2014) parlano di 1.397 minori dichiarati adottabili (erano 1429 l’anno prima) e di 9657 coppie che nello stesso anno 2014 hanno presentato domanda di adozione (in lieve aumento rispetto all'anno precedente). La sproporzione dei numeri è evidente, e lo è ancor di più considerato che il numero delle adozioni effettivamente realizzate è più basso del numero di bambini dichiarati adottabili giacché ve ne sono alcuni che, pur essendo adottabili, non vengono adottati. Si tratta perlopiù di ragazzi in età adolescenziale o pre-adolescenziale, nonché di bambini con gravi disabilità psico-fisiche. Si calcola che vi siano complessivamente in Italia almeno 300 minori in questa situazione.

Di fronte a questi dati di fatto, la vera urgenza sarebbe non quella di estendere ancora i requisiti (ad esempio alle persone sole) ma di ridurre i tempi di accertamento e di dare un sostegno costante e concreto alle famiglie. “Spesso – spiega Tonizzo – le procedure ritardano perché i servizi non sono in grado di documentare la situazione dei minori e richiedono approfondimenti tramite le consulenze tecniche d’ufficio con allungamento dei tempi, e gli stessi giudici impiegano mesi per emettere una sentenza di adottabilità”. Adottare poi non è mai facile, e il paradosso è che il sostegno e l’aiuto dati alle famiglie, dopo un breve periodo iniziale di supporto, terminano molto presto, lasciando le coppie sole di fronte a difficoltà molto grandi. Un aiuto serve a tutti, a maggior ragione a coloro che adottano minori con alle spalle situazioni molto difficili.

Rubrica di NUOVO PROGETTO

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