Ernesto Olivero al Sermig: “La guerra uccide sei volte”

Publish date 15-03-2022

 

Ernesto Olivero al Sermig: “La guerra uccide sei volte”

Il forum de La Stampa all’Arsenale della pace di Torino tra politici, intellettuali, inviati, giornalisti, volontari e profughi

lastampa.it - di Massimiliano Peggio, Lodovico Poletto

Ernesto Olivero al Sermig: “La guerra uccide sei volte”

Le armi uccidono sei volte. La prima quando vengono progettate, sottraendo risorse alla ricerca; la seconda quando vengono costruite da persone che potrebbero impiegare le loro intelligenze altrove; la terza perché non guardano in faccia nessuno, costringono la gente a fuggire; la quarta perché pongono le basi della vendetta; la quinta perché spingono militari e civili a compiere nefandezze; la sesta perché obbligano vittime e carnefici a portarsi dietro il ricordo».

La pacatezza di Ernesto Olivero tradisce la forza dirompente delle sue parole. Padrone di casa, fondatore del Sermig, ha aperto ieri sera le porte dell’Arsenale della Pace per ospitare il dibattito organizzato da La Stampa: «Noi, per l’Ucraina». Un incontro sulla guerra e contro la guerra. «Non c’è nulla da imparare da una guerra, se non le lacrime - ha detto il direttore Massimo Giannini - Non c’è posto migliore dell’Arsenale della Pace che ce lo possa rammentare».

Per arrivare nella sala del dibattito, le persone che hanno trovato posto hanno dovuto attraversato l’androne, assistendo a un brulicare di giovani indaffarati a ricevere, imbustare, imballare aiuti da inviare al popolo ucraino. Vestiti, cibo, beni di conforto. Ecco la solidarietà dei torinesi che prende forma ed è tangibile, per dire agli ucraini: «Noi siamo con voi». O, come ricorda il direttore Giannini, parafrasando Kennedy di fronte al Muro di Berlino: «Siamo tutti Ucraini». Nella sala le immagini scorrono tra un intervento e l’altro: bambini in lacrime, scene di case sventrate, incendi, blindati che sparano contro un’auto con dentro una coppia di anziani inermi. Questa è la guerra. La raccontano le inviate della Stampa in Ucraina: Francesca Mannocchi, Monica Perosino, Franscesca Paci. Il pubblico ascolta e s’interroga pensando al mondo capovolto dalla violenza delle armi: «Nelle strade ci sono i morti, mentre i vivi sono sotto terra, nei rifugi». Il pubblico ascolta le analisi di altre due firme de La Stampa, Anna Zafesova e Nona Mikalidze. Aprono la riflessione a Est, da dove è arrivata la guerra. Parlano di Putin e del putinismo, della sua follia nel portare il mondo ad un passo dal baratro nucleare. «Putin è un pazzo, non c’è logica nel suo agire. Di certo non immaginava di trovarsi in Ucraina una resistenza così orgogliosa e determinata».

Che fa la politica? Sul palco intervengono con il direttore il presidente della Regione Alberto Cirio e il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo. «Qualcuno ha flirtato un po’ troppo con la Russia di Putin»? incalza il direttore, rivolgendosi a Cirio, riferendosi alle relazioni di alcune anime del centrodestra. «Il problema non è la destra o l’Italia - dice Cirio - ma bisogna capire che cosa vuole l’Europa. Certo bisogna fare un’autocritica: anche se abbiamo tenuto buoni rapporti con la Russia per avere il gas e non usare il carbone, c’è un’asticella di valori oltre la quale non si può andare». Anche Lo Russo tocca il tema dell’energia, sferza chi nel passato ha sottovalutato le conseguenze di quel rapporto rischioso. «La politica - dice - è stata incapace di prendere decisioni sul fronte energetico, non ha pianificato strategie di lungo ma ha inseguito i risultati delle elezioni».

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