Empori solidali

Publish date 22-03-2016

by stefano

di Stefano Caredda - Molto timidamente, ma dopo decenni di richieste, qualcosa finalmente sta succedendo. Ci sono voluti anni e anni di crisi economica (quella attuale dura almeno dal 2008, un tempo infinito) e decine di appelli per far mettere in moto in Italia un primo accenno di politiche contro la povertà. In Parlamento è recentemente arrivato un disegno di legge che dovrebbe delegare il governo a mettere in piedi una misura universale di contrasto alla povertà assoluta, quella che colpisce oltre quattro milioni di italiani.

Un numero impressionante, perché la povertà “assoluta” non è quella di chi deve stringere un po' la cinghia e rinunciare alle vacanze all'estero o all'ultimo modello di smartphone, ma quella di chi non raggiunge uno standard minimo di vita in almeno uno dei tre fattori basilari del vivere: cibo, casa, vestiti. Chi, insomma, non ha lo stretto necessario per vivere con dignità. Questa nuova misura dovrebbe dunque aiutare i poveri assoluti sia distribuendo soldi sia offrendo servizi in grado di accompagnare la famiglia interessata fuori dalla situazione di povertà. Si inizierà dalle famiglie povere con minori, poi sperabilmente dal 2017 si amplierà l'orizzonte per aiutare via via tutti coloro che sono in difficoltà. Mettendo in campo, è l'auspicio, anche un po' di inventiva.

In questi anni la povertà ha infatti cambiato volto molto rapidamente: accanto alle tradizionali forme di emarginazione, sono spuntate nuove condizioni di povertà che vedono coinvolti interi nuclei familiari. Alla base ci sono problemi di ordine economico, di salute, di assistenza ad anziani e malati, oltre a problemi affettivi e relazionali dentro la famiglia. Tutto questo ha spinto le principali realtà che aiutano i poveri a cambiare il proprio modo di agire. Uno degli esempi più limpidi – nato in ambiente Caritas – è quello dell'Emporio della solidarietà, che si è diffuso in alcune città italiane negli ultimi anni, da Roma a Pescara, da Gorizia a Lecce, passando per Prato, Ascoli, Parma, Lamezia Terme o Cesano Boscone (Milano).

Si tratta di un vero e proprio supermercato di medie dimensioni con casse automatizzate, carrelli, scaffali pieni di prodotti e insegne: tutto uguale ai tanti sparsi nel paese con la sola particolarità che possono entrarci per fare la spesa solamente coloro che hanno in mano una card speciale. Ce l'hanno coloro che, in difficoltà, si sono rivolti ad un Centro Caritas o a uno degli enti che nei vari territori ha aderito al progetto: dopo un'attenta analisi della situazione del nucleo familiare, è stata loro rilasciata una speciale tessera, caricata con un certo credito, che permette l'accesso al servizio.

All'Emporio della Solidarietà queste famiglie possono così fare la spesa come la si fa in un qualunque supermercato, quelli che esse stesse hanno frequentato in passato fino a che la situazione di povertà non è diventata insostenibile. Possono prendere il carrello, scegliere liberamente i vari prodotti sugli scaffali, arrivare alla cassa, mettere tutto dentro alle buste e pagare (entro i limiti prefissati) con la card ricevuta. Una modalità rispettosa della vita familiare e meno “traumatica” rispetto ad altre tipologie di aiuti (come l'accesso alle mense) che comportano, soprattutto nei casi di famiglie con figli minori, una difficoltà psicologica di grande rilevanza. A riempire gli scaffali di questi supermercati speciali sono i cittadini, che donano soprattutto in occasione delle raccolte alimentari organizzate periodicamente davanti a numerose catene di supermercati. L'Emporio è un'idea semplice che ha funzionato. Per combattere ancora (e bene) la povertà se ne cercano altre.

Redattore Sociale - Rubrica di Nuovo Progetto

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