Dalla gente alla gente

Publish date 12-08-2022

by Chiara Vitali

Tutto inizia da una scatola.
Può contenere pasta, riso, alimenti per bambini, materiale sanitario o decine di altri prodotti. Arriva all’Arsenale della Pace come dono, grazie a qualcuno che ha deciso di rispondere così alla guerra in Ucraina. La scatola passa presto nelle mani di alcuni volontari: la aprono, ne smistano il materiale e poi lo sistemano in un nuovo scatolone, che viene pesato ed etichettato. Qualcuno poi lo carica su un tir, pronto a partire per i territori di confine tra l’Ucraina e la Romania.
È una catena di bene interminabile che da fine febbraio anima il cortile del Sermig: l'Arsenale ha chiesto aiuto per rispondere all'emergenza della guerra e migliaia di persone hanno risposto. Solo nel primo mese di attività, quasi mille tonnellate di materiale umanitario sono state raccolte e inviate verso i territori in guerra.

«Ogni giorno siamo circa 300 volontari, con picchi di 500 nel fine settimana» racconta Marta, 28 anni, una delle volontarie del Sermig che si occupa di gestire i lavori nel cortile.
«L’Arsenale tiene aperte le sue porte, tanti si incuriosiscono ed entrano per dare una mano. Stiamo sperimentando che si può rispondere alla guerra con un bene che inizia dal nostro metro quadrato». I volontari si dividono i compiti e ognuno ha un suo ruolo.

Lorenzo, ad esempio, sta sulla soglia del cortile per accogliere chi arriva. «A mille chilometri dall’Italia c'è una guerra e qui si mettono insieme le persone, ci si unisce.
Questo per me significa costruire la pace» spiega il giovane. Una delle cose che lo stupisce di più, dice, «è la costanza con cui i volontari tornano. Arrivano e dicono che sanno già dove andare e cosa fare, si sentono a casa loro».

È così per Nicola: «Venire al Sermig per me è come stare in famiglia - spiega -. Mi hanno colpito molto la forza improvvisa con cui è arrivato tutto questo bene e la capacità di risposta della gente, che viene qui a lavorare con le proprie mani. Ciascuno sta tirando fuori il meglio di sé».


Anche Serena, da anni con il Sermig, si meraviglia per la quantità di persone che continuamente arriva a dare una mano. Il suo compito è soprattutto controllare la composizione e il peso delle scatole prima che vengano chiuse per essere spedite. «Ho un ricordo particolare di uno dei primi giorni di smistamento - racconta -. Erano le dieci di sera di un martedì e io ero nel cortile dell'Arsenale con altre cinque persone.
Ci siamo messi a smistare i prodotti e nell’arco di dieci minuti sono arrivati altri quaranta volontari, nonostante l’orario e la stanchezza di un’intera giornata alle spalle. Mi sono commossa!». Non è l’unica: tante delle persone che operano nel cortile definiscono lo spirito dei volontari «commovente». Molti non si sono mai visti prima, e a fine giornata si salutano con un «a domani».

Tra loro c'è Olha, 28 anni, che fino a quattro mesi fa viveva in Ucraina: «Sono arrivata in Italia per studiare pianoforte in conservatorio – racconta la giovane –. In questo momento la mia famiglia è ancora in Ucraina ed essere qui è il mio modo di stargli accanto».
Gli aiuti non hanno età: nel cortile si alternano continuamente bambini, giovani, adulti, anziani, senza sosta.


«Vengono intere famiglie - racconta Ilda -.
Alcuni bambini hanno predisposto nelle scatole i loro disegni per i coetanei ucraini. In mezzo a noi c'è tanta generosità di tempo, lavoro e fatica, è uno stupore continuo».

Al fondo del cortile, tra i volontari che freneticamente si muovono, spunta la scritta che da sempre accompagna la storia del Sermig. Dice: «La bontà è disarmante».


Chiara Vitali
NP aprile 2022

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