La fabbrica di etichette

Publish date 12-01-2021

by Arsenale della Piazza

L’ ufficio del maresciallo Bellavista è all’ultimo piano del palazzo più alto di Felicizia, “per vedere meglio” dice il maresciallo responsabile della sicurezza del paese dei bambini. 

Il maresciallo arriva presto la mattina, parcheggia l'astronave sul balcone, prepara il caffèlatte, da una tasca tira fuori 3 biscotti e fa colazione seduto alla scrivania davanti alla finestra.
Pulisce bene gli occhiali con le lenti di gradimento, tempera le matite colorate e comincia a scrivere le indagini sul fascicolo del giorno. 

Ogni giorno ha il suo fascicolo con il titolo colorato:
Il lunedì fascicolo rosso: “perché i giocattoli costano tanto?
Il martedì fascicolo viola: “perché i voti li dà sempre la maestra ai bambini e mai i bambini alla maestra?”
Il mercoledì fscicolo verde: “ perché le verdure fanno bene ma non piacciono ai bambini?”
Il giovedì fascicolo blu: “la terra gira su stessa e intorno al sole anche quando piove?”
Il venerdì è il giorno più complicato, un giallo, un vero grattacapo “il mistero della fabbrica di etichette maledette”.

E’ il fascicolo che più preoccupa il maresciallo, dentro ci sono giornate di interrogatori, settimane di pedinamenti, mesi di ragionamenti, anni di appunti e appuntamenti.
Le etichette maledette, spiega il maresciallo, sono: “sei cattivo”, “non sei capace a far niente”, “non imparerai mai”, “urli sempre”, “piangi e ti lamenti soltanto”, “resterai da solo”.

Queste sono solo alcune, ma ce ne sono tantissime altre, vengono appiccicate da qualcuno quando meno te lo aspetti, quando dormi e stai sognando o mentre cammini e guardi il cielo.

Bellavista è sicuro che prima o poi ne verrà a capo, assicura che risolverà il caso e la fabbrica verrà chiusa. Ogni tanto stacca l'etichetta maledetta e ne attacca un'altra: "Sei un campione", "Ti voglio bene", "Sei meglio di così", "Sono con te"....
Solo l’ Amicizia è in grado di individuare e staccare l’etichetta maledetta.
Io continuo le indagini, se avete notizie o sospetti scrivetemi, oppure passate dal mio ufficio ed “entrate senza bussare”.

Onofrio Colella

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