Change to live

Publish date 06-11-2023

by Pierluigi Conzo

The link between pollution and suicides: when caring for the environment and mental health go together

Sembrerà esagerato o, per qualche negazionista, l’ennesimo tentativo di “terrorismo psicologico statale”, ma tra le conseguenze negative dell’inquinamento vi è anche un aumento nel tasso di suicidi. A parlarne è un articolo scientifico pubblicato sulla prestigiosa rivista pnas, che dimostra come l'esposizione all'inquinamento atmosferico abbia conseguenze negative sulla salute mentale.

Secondo studi precedenti, questo può avvenire sia direttamente, attraverso l'infiammazione cerebrale e lo stress ossidativo, sia indirettamente, attraverso difficoltà economiche o altre difficoltà fisiche. È stata ad oggi dimostrata l’esistenza di una relazione positiva tra inquinamento atmosferico e problemi di salute mentale, compresa l'ansia, la depressione e il suicidio. Gli autori di questo studio, però, fanno un passo avanti e si focalizzano sull’identificazione di un nesso causale e su larga scala tra esposizione da inquinamento e tassi di suicidio, in un contesto, quello degli Stati Uniti, che da tempo vive una vera e propria “crisi nazionale di salute mentale". I tassi di suicidio negli Stati Uniti sono infatti aumentati di circa il 30% negli ultimi due decenni, posizionando il suicidio come la quarta causa principale di anni di vita potenzialmente persi prima dei 65 anni nel 2020.

Più nel dettaglio, l’articolo analizza come l'inquinamento atmosferico causato dal fumo derivante da incendi boschivi influisce sul rischio di suicidio negli Stati Uniti. Gli incendi boschivi sono una fonte significativa di inquinamento atmosferico, rappresentando circa il 20% delle emissioni di microparticolato negli Stati Uniti. Inoltre, essi saranno più frequenti e gravi nei prossimi decenni a causa del cambiamento climatico e dello sviluppo umano continuo in aree precedentemente incontaminate. L’utilizzo dei dati relativi a questi incendi è anche giustificato dal fatto che le colonne di fumo da incendio boschivo sono precisamente monitorate da sensori satellitari, che catturano la posizione e lo spessore di queste colonne in tutte le (vaste) zone degli Stati Uniti.

Gli autori riescono a combinare le misurazioni delle colonne di fumo con i dati su tutte le morti per suicidio negli Stati Uniti e produrre una stima nazionalmente rappresentativa e più precisa della relazione tra inquinamento e suicidio rispetto a studi precedenti, osservando altresì come tale relazione differisca tra regioni rurali e urbane e tra diversi gruppi socio-demografici.

I risultati mostrano innanzitutto che c’è una relazione positiva tra esposizione al fumo e qualità dell'aria, soprattutto nelle zone rurali: un giorno di esposizione aggiuntivo al fumo aumenta le concentrazioni medie di pm2,5 nel mese di esposizione di 0,41 μg/m3 nelle zone rurali e di 0,33 μg/m3 nei contesti urbani urbani. L’altro risultato rilevante è la presenza di relazione causale e positiva tra i giorni di esposizione al fumo e i tassi di suicidio. Nelle zone rurali, un giorno di esposizione aggiuntivo tende ad aumentare i suicidi di 0,11 morti per milione di abitanti. L’effetto è trainato dalle zone rurali, mentre nei contesti urbani gli autori stimano un effetto quasi nullo.

Guardando alle stime degli effetti del fumo sui tassi di suicidio per sottogruppi di popolazione (definiti in base a sesso, età, etnia e istruzione), gli impatti nelle zone rurali si concentrano tra gli uomini, gli adulti in età lavorativa, i bianchi non ispanici e gli adulti senza istruzione universitaria. Questi gruppi, tra l’altro, hanno rischi di suicidio già particolarmente elevati: si tratta di gruppi per i quali è stata stimata un’allarmante incidenza delle cosiddette “morti per disperazione" negli Stati Uniti.

Infine, sulla base di questi risultati, gli autori calcolano che, nelle zone rurali, un aumento di 1 μg/m3 (13%) nelle concentrazioni mensili di pm2,5 derivato da incendi forestali porti a 0,27 morti per suicidio aggiuntive per milione di abitanti (un aumento cioè del 2,0%).

Questo studio fornisce prove empiricamente robuste e su larga scala di un’ulteriore conseguenza dell’inquinamento: l’esposizione ad una cattiva qualità dell’aria aumenta la propensione al suicidio, con un impatto maggiore tra le popolazioni rurali e quei gruppi che sono già ad alto rischio.

Una motivazione in più, quindi, per adottare politiche e comportamenti che accrescano la sostenibilità ambientale delle nostre attività: la salvaguardia della specie umana non può prescindere dalla salvaguardia dell’ambiente.

Gli autori dello studio si focalizzano sull’identificazione di un nesso causale e su larga scala tra esposizione da inquinamento e tassi di suicidio, in un contesto, quello degli Stati Uniti, che da tempo vive una vera e propria “crisi nazionale di salute mentale". I tassi di suicidio negli Stati Uniti sono infatti aumentati di circa il 30% negli ultimi due decenni

Pierluigi Conzo

NP Ottobre 2023

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