01.09.09

Publish date 02-09-2009

by Redazione Sermig

Caro amico,
è quasi terminata la mia avventura qui al Sermig, ovvero l’Arsenale della Pace di Torino. Prima di partire avevo paura di questa nuova esperienza, non sapevo cosa aspettarmi, cosa pensare, come comportarmi.
In questa città dove le persone sono pace, ho trovato ragazzi che vogliono tentare di cambiare un mondo che sfugge loro di mano, amici che condividono con me le loro idee, uomini e donne che ascoltano.
Sono abituata a sentire il motivo: “Siamo troppo piccoli per cambiare un mondo così corrotto; noi non possiamo fare niente”. Queste parole mi infastidivano già prima di arrivare qui, ora credo che siano inutili e superficiali. Rispecchiano una gioventù invisibile che si lascia trasportare e che non agisce, che non pensa, non rischia, non gioca le sue carte.
Caro amico, in questa lettera dovrebbero esserci scritte le motivazioni per cui squarciare il buio che ci avvolge, ma per me l’unica ragione per cui farlo sei tu. Perché non voglio che tu ti arrenda, perché la rassegnazione non conduce ad un futuro di luce, ad un futuro pieno, intenso. Essa ci porta nella strada della passività, induce noi giovani ad essere vecchi dentro. E per me non c’è cosa più triste di questa.
Caro amico, ricordati che non sei mai solo, che i tuoi sogni non sono carta straccia. I sogni sono quelle cose che edificano la personalità, la assemblano e riescono a muovere la nostra anima fino a farla diventare splendente.
Non abbandonare i tuoi sogni, perché così facendo ti abbandoneresti, perderesti un poco alla volta la tua dignità.
Quando ti sentirai da solo, quando gli altri non crederanno più in te… siediti, stai in silenzio, chiudi gli occhi e pensa all’oasi di pace dell’Arsenale: un semplice sogno di tanti.
 

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