Benin: “Fame” di un mondo nuovo

Publish date 06-09-2016

 

clicca per ingrandire “Ho parlato di voi nella mia parrocchia, ho fatto vedere i video, le foto ed è nato un gruppo di volontari. Visiteremo gli anziani e i malati, poi faremo un’azione per ripulire le strade del quartiere e, terzo punto, porteremo i bambini dell’orfanotrofio a visitare un parco e la biblioteca. Presto vi invierò le foto!”.

Job Amedee ci scrive dal Benin. Nell’ottobre del 2015 lasciò la sua città, Cotonou, per raggiungere il Brasile. Come tutti i migranti non sa nulla del nuovo mondo, ma quando mette piede all’Arsenale della Speranza si sente a casa. Job è timido, ha l’aria di chi ha sofferto e parla un’altra lingua, ma è capace di usare tutta la sua “calma africana” per cercare di capire il luogo che lo ospita. Ogni venerdì sera viene ad ascoltare la storia di quel pugno di giovani che trovò casa tra le mura di un vecchio arsenale militare e da lì cominciò a cambiare un pezzo della sua città...

clicca per ingrandire Job ha sempre una penna e il quaderno sulle ginocchia, scrive quello che vede: “Persone di diverse nazionalità condividono i pasti in armonia – sono parole sue – senza discriminazioni o conflitti religiosi... I professori volontari si sforzano nell’insegnarci il portoghese, anche se un gran numero di noi sono analfabeti. Nonostante le differenze culturali, loro ci capiscono”.

Job è approdato sin qui perchè aveva fame e sapeva che nessuno può mangiare per lui, ma arrivando da quella fame ha capito subito che all'Arsenale il cibo non è una semplice routine, ma il frutto di un sogno più grande: combattere la fame nel mondo. Si può ricavare gioia e coraggio da un cibo così! Soprattutto quando si capisce che ognuno di noi, timido o estroverso, povero o riccho, nero o bianco può contribuire a sfamare gli altri, anche perchè certi sogni non si addicono a porzioni esclusive.

clicca per ingrandire Il 21 marzo scorso Job ha deciso di ritornare in Benin portandosi dietro il quaderno degli appunti, una bandiera della pace e una fetta di sogno da condividere con la sua gente. Nel suo messaggio, ci ha allegato la foto di una riunione: il quaderno sul tavolo, la bandiera appesa alle sue spalle e attorno a lui un pugno di giovani che hanno tanto l’aria di chi ha deciso di impegnarsi per cambiare un pezzo di città... perchè quando si ha fame di costruire un mondo nuovo nessuno può farlo al posto tuo. Le altre foto si commentano da sole.

Simone Bernardi


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