L'Aquila: senza lavoro

Publish date 12-05-2013

by anna

Anna ed il marito avevano un laboratorio di restauro nel centro storico dell’Aquila. Con il terremoto hanno perso contemporaneamente casa e lavoro.

Sono trascorsi più di quattro mesi dal 6 aprile, dalla notte che ha cambiato le nostre vite. Scampata fortunatamente alla morte, con i miei familiari, abbiamo deciso da subito di non usufruire degli alloggi messi a disposizione negli hotel della costa, poiché l'idea di abbandonare la nostra terra e di disgregare la comunità ci terrorizzava più del terremoto.

L'esperienza della tendopoli, dividere una tenda da 8 persone con estranei, le file per fare ogni cosa, dal caffè alla doccia, l'ordine di tipo militare imposto dai nostri protettori, ci ha indotto a preferire di vivere in automobile. Poi, dopo un breve periodo in una roulotte molto vecchia, prestata da amici di amici, abbiamo acquistato a nostre spese un container di 10 mq. Dove viviamo da tre mesi. Viviamo male, ma, almeno, liberi di poter decidere della nostra sfortunata vita. Senza imposizioni e ricatti dei protettori.

Casa distruttaPurtroppo mio marito ed io, oltre alla casa distrutta nel centro storico, abbiamo perso anche il lavoro. Infatti entrambi operavamo nell'attività di restauro e di negozio di antiquariato, ugualmente in centro storico, che sono andati distrutti dal sisma. Ci siamo trovati dall'oggi al domani, da una vita serena ed agiata, a non possedere più nulla. E a non avere la possibilità di ricominciare a lavorare.

Nessuno si occupa di noi autonomi in questo terremoto, se escludiamo la somma che l'INPS ci ha elargito, come una tantum, pari a 2.400 euro. Sono quattro mesi che non lavoriamo e neanche il contributo autonomo di sistemazione, pari a 100 euro pro capite al mese, ci è giunto. È stato liquidato solamente il primo mese, decurtato dei primi sei giorni nei quali non eravamo ancora terremotati. Ci hanno dato 80 euro.

Questi mesi sono stati tremendi, ma pian piano iniziamo ad organizzarci. Abbiamo trovato una casa in un piccolo paese a 20 km da L'Aquila per un prezzo d'affitto equo, che speriamo di poter affrontare. La casa è grande, ci consentirà di riunire l'abitazione al laboratorio e avremo anche un piccolo negozio. Ci è stata messa a disposizione da un signore terremotato come noi. È stata disabitata per molti anni e necessita di lavori per essere resa abitabile. L'onere dei quali dovremo sostenere da soli. Abbiamo inoltrato domanda per un prestito alla nostra banca. Siamo in attesa che ci venga accordato. Ma i tempi non sono brevi.

Inizieremo i lavori, visto che il nostro rigidissimo inverno si avvicina, sperando di poter pagare gli operai ed i materiali. Lavoreremo noi stessi al progetto. Ho paura del futuro, ho paura di tutto. Ma andiamo avanti. Soli, contando unicamente sulle nostre forze. Non ci sono soldi reali su questo terremoto. Solo promesse, nessuna certezza. Sappiamo che gli aiuti non arriveranno. Non per noi. E non per le nostre tasche. E non per le nostre proprietà in centro storico. Per quella casa, frutto dei sacrifici di una vita, che amavamo con tutti noi stessi. E per quella città che è la nostra vita stessa.

Anna

Vedi anche:
- il blog di Anna: http://miskappa.blogspot.com
- il corto “L’essenziale è invisibile agli occhi”, realizzato dagli studenti dell'Accademia dell'immagine dell'Aquila a seguito del terremoto che ha colpito l'Abruzzo il 6 aprile scorso.

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