Robot buoni samaritani

Publish date 22-05-2019

by sandro

di Sandro Calvani - L’intelligenza artificiale entra nei servizi sociali.
Si parla molto in ogni ambiente della crescita accelerata dell’intelligenza artificiale in ogni angolo della nostra vita. Secondo alcuni osservatori specializzati, la crescita o addirittura l’invasione dei robot sarebbe troppo veloce; secondo altri invece, prima si cedono certi servizi ai robot e meglio è, perché ciò permetterebbe a tanta gente che fa lavori ripetitivi o logoranti di dedicarsi ad attività più interessanti, che offrono maggiori stimoli e soddisfazioni, o addirittura una certa crescita personale.

Da anni in alcuni Paesi asiatici esiste nel diritto al lavoro un riferimento alla soddisfazione psicologica dei lavoratori. In qualche modo coloro che si annoiano o non trovano stimoli in un’occupazione hanno diritto a essere trasferiti a un’attività più interessante. Di certo il trasferimento di alcuni lavori ripetitivi all’intelligenza artificiale, specialmente quelli dove gli errori umani vanno evitati a tutti i costi, sta crescendo in varie città asiatiche. Per esempio, in alcuni Paesi dell’Asia le metropolitane senza conduttore sono ormai una realtà diffusa e considerata normale.

Ma la robotica più comune non è quella che si presenta con le forme di un robot umanoide. Sono in realtà le tecnologie invisibili, nascoste nel sistema operativo di ogni servizio e di ogni business, come le RFID (identificazione con radiofrequenza), le diverse forme di identificazione di una cosa o di una persona, quelle che permettono di prestare servizi alle persone in modo sicuro, veloce, efficiente e confortevole, con costi minimi.

In alcuni Paesi asiatici alcune espressioni del progresso, come per esempio l’educazione e la salute pubblica, sono cresciute più velocemente di altre come le infrastrutture o la sicurezza. Per questo l’intelligenza artificiale è divenuta la supplente più frequente di ogni aspettativa popolare che rimane in attesa di soluzione. Per esempio due anni fa nella città di Gurgaon, nello stato di Haryana, in India, il giovane ingegnere del soft ware Ashuvinder Ahuja osservò sua moglie, alla fermata dello scuolabus, che aspettava i loro bambini di ritorno da scuola. Era all’inizio di maggio, faceva molto caldo, e lei ha dovuto aspettare l’autobus per oltre 15 minuti sotto il sole cocente. Ashuvinder ebbe l’idea che, se ci fosse stato un sistema di tracciamento degli scuolabus, quel disagio si sarebbe potuto evitare e in più si sarebbe potuto migliorare di molto la sicurezza dei bambini e eliminare l’ansia dei genitori.

Dopo una rapida ricerca delle soluzioni disponibili, Ashuvinder scoprì che esistevano in India solo sistemi GPS obsoleti che stimavano i tempi di percorrenza e inviavamo ai genitori dei messaggini SMS del tutto inattendibili, dato che non potevano prevedere le condizioni del traffico.
Con un gruppo di amici esperti di tecnologie informatiche, Ashuvinder ha creato dunque una nuova app “indossabile” per ogni bambino, che non richiede installazione, né hosting, né manutenzione, collegata direttamente ai telefonini dei genitori e al cloud di internet. La nuova app si chiama AppAlert, accompagna i bambini ovunque vadano, aiuta i genitori e la direzione della scuola a conoscere l’esatta posizione dei bambini, quando sono sul bus della scuola, quando stanno per salire o per scendere. I genitori possono osservare l’avvicinamento del bambino a casa o a scuola, come in un sistema Uber, oppure possono scegliere quanti minuti prima dell’arrivo dello scuolabus essere allertati.

Il sistema gestisce e informa anche su ogni variazione imprevista, come le assenze o i cambi di percorso e ha diverse schermate per i conduttori, per gli insegnanti e per la direzione della scuola. La nuova app ha ottenuto l’appoggio di centinaia di genitori e di una ventina di scuole per una prima sperimentazione con 15.000 bambini che ha permesso di perfezionarla e arricchirla, per esempio con l’opzione di avvisare i conduttori che un bambino eccezionalmente sta andando a casa di un compagno per fare insieme i compiti, con l’interazione di altri genitori che devono autorizzare la variazione.

Grazie a un primo finanziamento dei soci fondatori e poi a un crowdfunding (finanziamento popolare via internet) in India e negli Stati Uniti, AppAlert ha raccolto 900mila dollari per migliorare la sua tecnologia e farla conoscere in altri Stati indiani a Singapore, in Indonesia, nelle Filippine e in Australia. A piccoli passi l’intelligenza artificiale potrebbe aiutare l’umanità in tanti altri servizi sociali e permettere a molte persone che fanno lavori umilissimi di elevarsi ad attività ed interessi più alti e creativi.

Sandro Calvani
ORIENT EXPRESS
Rubrica di NUOVO PROGETTO

 

 

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