L’insegnamento di Xavier Van Thuan

Publish date 04-09-2013

by dom Luciano Mendes de Almeida

Xavier Van ThuanIl 16 settembre 2002, a 74 anni, si spegne a Roma il card. Van Thuan, presidente del Pontificio Consiglio “Giustizia e Pace” dopo la sua scarcerazione nel 1988 in Vietnam. Un uomo chiese: “c’è perdono per uno che tortura gli altri?”…

di dom Luciano Mendes de Almeida

 

Franco Fiabane, Gesù promette il regno al buon ladroneAmare non è solo fare il bene, ma fare il bene a chi ci ha fatto del male. Questo è l’atteggiamento più alto dell’umanità. “Vinci con il bene il male” (Rom 12,21) è trasformare il mondo. Non basta essere buoni noi, senza che ce ne importi degli altri, dobbiamo essere capaci di credere che il primo nel regno di Dio è il ladrone, un criminale crocifisso.
Il nostro rischio è una cattiveria egoistica: non credere alla salvezza, alla santità degli altri, non credere, in fondo, al miracolo della misericordia, non credere che una persona cattiva possa diventare buona.
Il card. Van Thuan ci ha insegnato. Ha offerto la sua vita non solo per la salvezza del suo popolo vietnamita, ma anche di quelli che l’avevano messo in prigione per morire. Come Gesù, che offre la sua vita per noi e dice: “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno” (Lc 23,34). Gesù entra nel cuore delle persone per scoprire che le persone non sono così cattive come sembrano, perché non sono consapevoli di quello che fanno.
Il mondo distrugge i rapporti umani e trasforma l’umanità in un campo di guerra. Ma entra Gesù in questo campo di guerra ad insegnare a non essere violenti, a fare del bene a chi ci fa del male. Entra dentro di noi e ci fa fare l’esperienza della misericordia, insegnandoci ad evitare il pregiudizio per cui io perdono e sono buono, mentre l’altro è cattivo.

Gesù si incarna per mettere nel nostro cuore un atteggiamento totalmente diverso rispetto a quello che si vede per la strada: essere portatori di un amore misericordioso, che ci fa amare chi ci fa il male.
Mi ricordo di una ragazza universitaria al tempo del governo militare in Brasile… Anni terribili, pieni di cattiveria, di torture, spesso le persone venivano legate ad un palo a testa in giù per essere picchiate e torturate. Questa ragazza era stata torturata e poi slegata dal palo. Allo stremo delle sue forze, per terra, con quel poco fiato che le restava ha chiesto al suo torturatore: “Tu credi in Dio?” E lui: “No”. Lei: “Io d’ora in poi prego per te”. Lui se ne è andato, e si dice che non abbia mai più torturato nessuno.

Il card. Van Thuan ed Ernesto OliveroMi ricordo di dom Paolo Evaristo, arcivescovo di San Paolo, con il quale ho vissuto tanti anni. Una volta entrando in cattedrale a San Paolo per celebrare di notte, si vede venire incontro un uomo avvolto in un mantello che gli dice: “Eminenza”. Lui si ferma e quell’uomo gli chiede: “C’è perdono per uno che tortura gli altri?”. Dom Paolo lo guardò e gli disse: “Sì, sì”. Poi quest’uomo è scappato nel buio della notte ed è scomparso. Pensate il cruccio di quest’uomo che per tanti anni ha torturato, ha fatto del male agli altri e si chiede se c’è perdono per tutto il male che ha fatto o se è un essere umano senza assoluzione, senza perdono.

Gesù entra in questo mondo e ci insegna una conversione di cuore che produce gli atteggiamenti che sono il Vangelo. È questa la buona notizia: Dio, che è capace di tirar fuori figli di Abramo dalle pietre, ci perdona e cambia i nostri cuori.

dom Luciano Mendes de Almeida
da Nuovo Progetto giugno/luglio 2008

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