Timothy Radcliffe all’Università del Dialogo

Publish date 30-09-2019

by redazione Unidialogo

«Spesso identifichiamo la libertà come essere liberi da qualcosa. Dal controllo dei miei genitori, dal controllo della polizia o anche dell’esattore delle tasse... Invece credo che per il cristianesimo la libertà sia la libertà per qualcosa, la libertà per le altre persone, la libertà di donare se stessi. È la libertà per vivere quella grande avventura che è la fede. Sant’Agostino ha detto che innamorarsi di Dio è la più grande storia d’amore; cercarlo la più grande avventura; trovarlo la più grande conquista umana». Fra’ Timothy Radcliffe, teologo e biblista inglese sabato 28 settembre è stato ospite dell’Arsenale della Pace Sermig. Già maestro generale dell’Ordine domenicano e direttore del Las Casas Institute alla Blackfriars Hall di Oxford, Timothy Radcliffe tiene conferenze e corsi in ogni parte del mondo. Il suo ultimo libro, edito dalla Emi si intitola “Una verità che disturba. Credere al tempo dei fondamentalismi”.

Fra’ Timothy ha dialogato a tutto campo con giovani e adulti sul tema “È tempo di speranza”. L’’incontro, organizzato in collaborazione con Emi (Editrice Missionaria Italiana),ha inaugurato la sessione 2019-2020 dell’Università del Dialogo il cui tema conduttore sarà “Per chi non ha voce”. «Qual è stato il filo conduttore della storia del Sermig, che all’inizio nessuno di noi immaginava? Che “quando l’allievo è pronto, arriva sempre un maestro”» Ernesto Olivero dà il benvenuto al teologo. «E noi ancora oggi, anche se abbiamo già 55 anni, siamo allievi. Cerchiamo maestri buoni, maestri che ci aprano la mente, maestri credibili. Fra’ Timothy è uno di questi».

La sessione 2019-2020 dell’Università del Dialogo che avrà come filo conduttore il tema Per chi non ha voce. Un tema particolare, affascinante, che ogni mese verrà declinato in modo diverso con ospiti diversi. Radcliffe ha dato un primo spunto per vivere il metodo “per chi non ha voce”: quello della speranza. Un metodo caro all’Arsenale della Pace, rivolto non soltanto ai credenti ma a tutti quanti, perché chi si fa delle domande sulla vita è un uomo in ricerca a prescindere dalla propria fede o religione.

Foto: Andrea Pellegrini 

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