Rocco and his brothers

Publish date 15-11-2021

by Corrado Avagnina

In questa estate dai risvolti complessi, per mille ragioni che in gran parte conosciamo e ci interpellano, può essere utile attingere alla memoria ed alla riflessione, senza venire travolti da quanto precipitosamente avviene d'attorno. Così mi sono sorpreso lo scorso 16 agosto a ripensare a una micro esperienza di oltre quarant'anni fa, quando con amici, in auto precaria, sulla via verso Lourdes e la Spagna appena post-franchista, il mattino di quel lunedì (come quest'anno nel calendario) si è fatta sosta a Montpellier, la città dove nel XIV secolo venne alla luce colui che poi sarebbe diventato san Rocco.

La Francia di fine anni '70, religiosamente, viveva stagioni affannose con la secolarizzazione galoppante. E proprio in quel giorno di san Rocco, nella sua città natale, non si trovò una chiesa aperta. Forse non si era cercato bene. Ma in sostanza rimase quella sensazione un po' problematica, per le sfide dei tempi nuovi e complicati che si stavano profilando. Eppure quel giovanotto, Rocco appunto, che a vent'anni vende tutto quello che i genitori defunti gli hanno lasciato in eredità, e si mette in pellegrinaggio verso Roma facendo però lungo il tragitto una serie di esperienze forti, spendendosi per gli ultimi, gli abbandonati, gli appestati, i colpiti da epidemie, i malati senza cure, gli scarti di umanità resta una figura che poteva e può lasciare il segno. E di fatto questi santi che si immergono nelle fatiche disperanti di chi soffre non "spariscono" mai.

San Rocco, nel tempo, si è visto dedicare un'infinità di chiese e cappelle (secondo forse solo a san Martino di Tours per questo dato emblematico).
E sono chiesette ubicate all'ingresso delle borgate e dei paesi, perché si immaginava che san Rocco pregato in quegli avamposti avrebbe fatto da scudo ai contagi delle varie pestilenze in agguato. Un santo popolare, immerso nelle realtà più scombinate, dove si respirava l'affanno del vivere e l'azzardo del sopravvivere. Rocco, con tratti talora intrisi di disincanto, quasi un bohemien della carità a tutto campo, spicciola, concreta, immediata, sempre sul pezzo, non si è mai tirato indietro. In trent'anni di vita, si è consumato senza riserve per chi aveva bisogno. Punto e basta. Questo il suo orizzonte esistenziale. Persino spiazzante, al punto di finire talora incompreso, o rivestito di leggenda più o meno attendibile. Ed ecco la sua rinascita nel cuore dei credenti.

Dalle cronache risulta che sia stato tra i santi più invocati nei mesi della pandemia da Covid. E poi ha visto idealmente "re-incarnata" la sua testimonianza coraggiosa e generosa nei tanti Rocco che come lui (in altri tempi) si sono dedicati oggi a fronteggiare il Covid che ha colpito, debilitato, portato alla morte tanti contagiati.
Immaginiamo, nei panni di Rocco, il personale socio-sanitario, consumatosi a più non posso, con il tratto dell'eroismo.
Ma pensiamo anche a tutti coloro che, rispettando le regole, non si sono defilati o chiusi a guscio, ma si sono fatti carico, con piccoli grandi gesti, perché nessuno fosse lasciato ai margini dentro un'emergenza che aveva ed ha ancora risvolti pesanti sotto tanti profili. Insomma Rocco ha fatto scuola, nonostante gli alti e bassi della storia. È stato un resiliente, e per questo ha cambiato la storia, chiamando a provarci, come lui ci ha provato.


Corrado Avagnina
NP agosto / settembre 2021

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