Il cuore di Gesù ci ama sempre

Publish date 04-04-2014

by Giuseppe Pollano

Sieger Köder, Ultima Cenadi Giuseppe Pollano – Dopo il racconto della lavanda dei piedi, l'evangelista Giovanni ci presenta il tradimento di Giuda e il rinnegamento di Pietro. Molto probabilmente questa pagina lascia alla lettura una impressione pesante e triste, perché vediamo Gesù dentro il turbine di sentimenti umani che gli vanno contro, preso dentro il mistero della debolezza e anche della cattiveria umana. Eppure limitandoci ad un sentimento di compassione per lui, non coglieremmo la ricchezza bellissima di questa scena.

Dette queste cose, Gesù fu profondamente turbato e dichiarò: "In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà". I discepoli si guardavano l'un l'altro, non sapendo bene di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece cenno di informarsi chi fosse quello di cui parlava. Ed egli, chinandosi sul petto di Gesù, gli disse: "Signore, chi è?". Rispose Gesù: "È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò". E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariota. Allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui. Gli disse dunque Gesù: "Quello che vuoi fare, fallo presto". Nessuno dei commensali capì perché gli avesse detto questo; alcuni infatti pensavano che, poiché Giuda teneva la cassa, Gesù gli avesse detto: "Compra quello che ci occorre per la festa", oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Egli, preso il boccone, subito uscì. Ed era notte. [...]
Quando fu uscito, Gesù disse: "Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri".
Simon Pietro gli disse: "Signore, dove vai?". Gli rispose Gesù: "Dove io vado, tu per ora non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi". Pietro disse: "Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!". Rispose Gesù: "Darai la tua vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m'abbia rinnegato tre volte.
(Gv 13,21-38)

La scena è complessa, ci sono molti movimenti, ma quello più bello è presentato nella frase: “Gesù, intinto il boccone, lo prese e lo offrì a Giuda”. Perché è il gesto centrale di questa turbinosa scena? Gesù non lo ha compiuto come un gesto che fosse solo un segnale, data la domanda del suo discepolo. C’è molto di più. Intanto era abitudine nelle cene importanti che il padrone di casa segnalasse la sua predilezione o il suo rispetto per un ospite compiendo precisamente questo gesto, intingere e offrire era perciò un segno di ossequio, ed è proprio questa la posizione che Gesù prende dinanzi a colui che sta per decidere di tradirlo.
I Padri della Chiesa hanno spesso letto questa scena come una enorme espressione di amore, una raffigurazione della stessa eucaristia, perché in realtà è un gesto che allude al dono del proprio corpo e del proprio sangue come cibo e bevanda.

La scena assume pertanto una tenera e forte connotazione positiva: è l’amore di Gesù che splende in modo abbagliante, tutte le altre figure, anche lo stesso Giovanni che appoggia il capo sul petto di Gesù, diventano piccole in confronto alla grandezza di Gesù, amore fatto uomo che si comporta, in questa circostanza, affrontando l’estrema inimicizia nel modo che solo l’amore può affrontare: offrendosi.
Qui non solo non c’è nessuna accusa e nessuna rivelazione di chi tradirà, tutto rimane nel segreto; c’è un gesto che rimane nella profonda commozione di Gesù. Il turbamento non deriva dalla paura: Gesù non pensa a se stesso che tra poco verrà tradito e a ciò che ne seguirà, pensa, con estrema commozione, ad un cuore umano capace di tradirlo e si impietosisce su questo cuore e cerca di vincerlo soltanto con la potenza della commozione. Non ci riuscirà. La sua commozione è data ma non è accettata; anzi, nel mistero del cuore di Giuda, questo estremo dono che si concretizza nella sua decisione di tradire. Detto in maniera ebraica, satana entrò in lui, rendendo matura la decisione.

Due decisioni si incontrano: da parte di Giuda il “ti tradirò” e da parte di Gesù il “io ti amerò lo stesso”. C’è un gioco di parole nel testo, perché il verbo del tradimento è “consegnare”. Gesù si consegna ai suoi, si fa pane e bevanda, ed è consegnato, è venduto. Ma le due consegne che si affrontano non sono alla pari: quella che Gesù fa di se stesso è molto più grande, è quella che vince. Infatti quando Giuda, che sta vivendo questo momento di grandi tenebre (era notte, sottolinea il vangelo), pensa a ciò che ha fatto e vede il maestro incatenato, allora, come racconta Matteo, si riempie di rimorso, corre a dire che ha venduto e tradito sangue innocente, e quando si sente rispondere “A noi che importa? Pensaci tu” (Mt 27,4) non resiste alla sua angoscia e, molto laconicamente e tragicamente, il vangelo dice che “si allontanò e andò ad impiccarsi”. Siamo di fronte a un Dio che lascia così libero l’uomo perfino di tradirlo, ma che non cessa affatto di amarlo. Ecco perché Gesù, uscito Giuda, commenta, poiché è come se fosse entrato in un estremo stadio dell’amore avendo amato fino a quel punto, “ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato”, la gloria e l’amore dato sono la stessa cosa in Dio.

Leggendo la passione è facile isolarsi sui protagonisti ed in qualche modo osservare Giuda e Pietro senza ricordare che sono anche i nostri nomi. Noi siamo battezzati in Cristo, il nome che portiamo è scritto nella luce per l’eternità, ma non saremmo veritieri se non ammettessimo che abbiamo anche un secondo nome, che è uno di questi. Chi non ha mai tradito il Signore? Chi di noi non ha mai peccato di rispetto umano come il nostro fratello Pietro? Chi di noi con le parole, i gesti, i comportamenti, l’adattarsi agli altri non ha mai di fatto rinnegato il Signore dopo avergli assicurato sinceramente di dare la propria vita per lui? Chi non conosce la propria fragilità, messo in un altro ambiente non più protetto e rimanendo esposto agli altri, crolla. Tutto questo sarebbe ragione di scoraggiamento, ma questa pagina di vangelo ci assicura che mentre tu tradisci, il Signore si consegna ancora a te, e quando tu lo rinneghi, egli ti darà ancora quel certo sguardo che dette quella notte a Pietro e che buttò Pietro in un sincerissimo pianto di rimorso, in una vera conversione. Pietro pianse amaramente perché Gesù, passando, lo guardò. È davvero grande questo Gesù che per noi ha sempre uno sguardo dopo che lo abbiamo rinnegato, non prima; ha sempre il perdono dopo che lo abbiamo tradito, non prima. Ecco il Gesù che ci presenta questa pagina di vangelo.

Il male umano c’è, ma l’amore è così grande e straordinario che non possiamo leggere questa pagina senza meravigliarci del Signore; se ne vanno tutte le raffigurazioni di Dio legate alla nostra psicologia, alla nostra tradizione, alla nostra educazione che sono ancora interpretazioni rigorose che portano alla paura. No, il Signore non ci tratta da servi, ma da amici; è un Dio che non sottovaluta il peccato, tanto è vero che prendendoselo addosso lo distrugge con la croce sulla sua carne e nella sua morte, ma che a noi continua a dire che ci offre tutto, se lo accettiamo.
È molto bello che il Signore sia così, e ne possiamo approfittare: a noi è riservato, se vogliamo, il piccolo e delizioso gesto che fece il discepolo che Gesù amava. Questo è il gesto che possiamo fare sempre. Basta un gesto così e sei rimesso nell’amicizia di Gesù, basta un gesto profondo di amore e per Gesù hai dato tutto.

Dunque mettiamoci pure umilmente con Pietro e Giuda, con coloro che sono fragili e peccatori, ma non dimentichiamo di fare anche l’altro gesto: “Signore, tu però sai che noi ti amiamo, appoggiamo il capo sul tuo cuore, vogliamo sentire come batte, siamo d’accordo con lui e ti chiediamo misericordia per tutti i Giuda e i Pietro di questo mondo”. È un bel sentimento che può diventare intenzione profonda del nostro cammino quaresimale.

Giuseppe Pollano
tratto da un incontro all’Arsenale della Pace
testo non rivisto dall'autore

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