Amico mio

Publish date 28-04-2014

by Flaminia Morandi

Cima da Conegliano, Gionata e David con la testa di Goliadi Flaminia Morandi - Chi trova un amico trova un tesoro, dice un proverbio popolare. Ma ce n’è un altro più disincantato, che riecheggia certi avvertimenti contenuti nel libro della Sapienza o nel Qoelet: dagli amici mi guardi Iddio che dai nemici mi guardo io.

Non sempre l’amicizia è leale come quella tra i due ragazzi biblici Davide e Gionata, che amava Davide come se stesso. Gionata protegge Davide dalla furia di Saul che pure è suo padre, e Davide soffre talmente della morte di Gionata che subito traduce in versi il suo dolore e canta: “la tua amicizia era per me preziosa più che amore di donna”. Talvolta l’amicizia è buia come quella di Ammon figlio di Davide, con Ionadab, o penosa e ipocrita come quella dei tre amici di Giobbe, o tradita come quella raccontata dal salmo 55: “Se mi avesse insultato un nemico l’avrei sopportato… ma sei tu, mio compagno, amico e confidente…”

L’amicizia corre nelle vene di duemila anni di cristianesimo. Tra i Padri è famosa l’amicizia di san Gregorio di Nazianzo e san Basilio di Cesarea. Dal momento in cui si confessano l’un l’altro il desiderio della vita monastica, scrive Gregorio: “Fummo uno per l’altro, condividendo lo stesso tetto, la stessa tavola, i medesimi sentimenti, con gli occhi rivolti ad un unico scopo, sentendo crescere ogni giorno in calore e forza il nostro affetto reciproco”. Scherzando come si fa fra amici veri, Gregorio prende in giro Basilio per la sua tana nel Ponto da cui il sole si vede come attraverso un camino; eppure, dice, nonostante la casa dai muri fatiscenti, il cibo povero, il lavoro massacrante nell’orto: “chi mi ridarà i giorni passati nei quali con te era dolce patire?”

Neppure l’amicizia tra un uomo e una donna, per molti impossibile, ai cristiani ha mai fatto paura. Anzi, spesso è l’amicizia di una donna ad aiutare molti uomini a diventare santi. San Giovanni Crisostomo e sant’Olimpia nella Costantinopoli del IV secolo, san Francesco e santa Chiara nell’Assisi del Trecento, san Giovanni della Croce e santa Teresa d’Avila nella Spagna cinquecentesca, san Francesco di Sales e santa Giovanna di Chantal nel Seicento francese, e la lista può continuare con tanti che non hanno l’onore degli altari, per esempio i teologi Urs von Balthazar e Adrienne von Speyr, nostri contemporanei. L’affettività femminile riequilibra e umanizza lo slancio maschile, e il comune interesse ad andare a fondo nella vita spirituale è più forte di una possibile (perché escluderla?) attrazione fisica.

Dopo Gesù e la sua parola indimenticabile, “Vi ho chiamati amici”, ogni concezione di amicizia è stata ribaltata. Nella vita di chi ha qualche amico umano o nella vita di chi non ne ha nessuno, l’unico Amico sempre presente è solo Dio. L’amicizia umana è vera se si è in Tre, se l’amico mi sostiene verso l’unico comune scopo: aiutarmi a far luce nelle mie ombre, incoraggiarmi ad andare avanti senza paura, a decidermi per il viaggio interiore che mi rivela nello stesso istante la mia miseria e l’infinita misericordia dell’Amico Dio.


MINIMA – Rubrica di Nuovo Progetto

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